«Famiglia gay non è normale»: bufera su social manager di Federazione pugilistica. Il presidente Lai: «No a discriminazioni, prenderemo provvedimenti»
di Marco Pasqua
Postando un articolo del "Primato nazionale", di fatto house organ di Casapound (che titola "La Consulta boccia l'omogenitorialità: le coppie gay non sono famiglie"), l'addetto-giornalista della Federazione pugilistica, sul suo profilo Facebook,: "Attaccateve a stoc...". E, ancora: «A un bambino servono una padre e un padre. Io non discrimino nessuno, ma sono contro la società del 'è bono tutto'. Saluti romani».
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«E' indegno che un dipendente di un ente pubblico possa usare espressioni di questo tipo - dice il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo (in foto) - offendendo, tra l'altro, le famiglie Glbt e le persone omosessuali. Chiediamo al ministro Spadafora, che è da sempre attento al tema anche in quanto ex Sottosegretario alle Pari opportunità, di intervenire contro queste affermazioni e valutando la rimozione di questo dipendente dal suo incarico. Commenti di questo tipo non sono tollerabili».
L'intervento di Vittorio Lai, presidente Fpi
«Abbiamo appreso - scrive Lai in una nota - da un comunicato stampa diffuso in tarda serata di un post attribuito a un nostro dipendente che contempla affermazioni discriminanti e a tratti anche offensive nei riguardi di chi vive la propria condizione umana nel pieno consesso civile. Nel rappresentare l’intera Federazione, atleti e dirigenti in qualità di presidente della FPI e unitamente a tutto il mondo pugilistico italiano prendo nettamente e con decisione le distanze da tali affermazioni e soprattutto da tali comportamenti discriminatori. Preciso che la Federazione Pugilistica Italiana è da sempre impegnata con testimonianze e attività di sensibilizzazione a tutela della famiglia e dei valori umani di tutti. Da sempre abbiamo messo in atto campagne sociali a favore dell’integrazione, a favore della difesa delle donne, a tutela delle vittime di ogni violenza, anche psicologica.
Nei confronti del bullismo e del cyberbullismo realizziamo con periodicità incontri, dibattiti con testimonial di grande spessore. Non possiamo sentirci coinvolti in dichiarazioni personali che non appartengono alla mission di questa Federazione e del Pugilato. Valuteremo immediatamente la posizione del nostro dipendente e prenderemo i provvedimenti più opportuni. Sia ben chiaro, infine, che questo accadimento non frenerà le nostre campagne sociali nel processo di divulgazione dei valori e principi che sono alla base della nostra disciplina.
Ultimo aggiornamento: Domenica 27 Ottobre 2019, 11:12
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