I 60 anni di Merlene Ottey, la più bella (e veloce) del reame

I 60 anni di Merlene Ottey, la più bella (e veloce) del reame

di Marco Lobasso
“Quindi Marlena torna a casa, che non voglio più aspettare”. I Maneskin non lo immaginano, ma quella Marlena di cui parlano per noi appassionati sarà sempre e solo lei, Merlene. Merlene Ottey. Chissà dov’è oggi la “più bella del reame”, la gazzella giamaicana, più volte campionessa mondiale nei 100 e nei 200 metri, trasferitasi poi a Lubjiana, in Slovenia, che proprio in questa domenica di lockdown compie 60 anni. Lì non c’è da un po’, ma che importa. La sua storia, le sue imprese sportive, la sua velocità restano intatte nei ricordi degli appassionati. E anche la sua bellezza triste, il suo broncio, i suoi silenzi, la sua voglia di essere libera.
Merlene Ottey è per molti la velocista più forte di sempre, anche in virtù del fatto che oggi, a distanza di tanti anni, certe sue sconfitte nei 100 e nei 200 metri, soprattutto alle Olimpiadi, hanno ora il gusto dei trionfi, viste le squalifiche che poi sono fioccate e che hanno distrutto il mito di tante sue avversarie come Griffith, Marion Jones, Perec, Krabbe, tanto per fare qualche nome.
Forse è così: è lei la più forte di tutte. Bellissima e forte. E soprattutto longeva, una longevità che sta a dimostrare quanto sia stata “pulita” come atleta, se è riuscita a gareggiare ad alto livello fino a 52 anni, scendendo ancora sotto i 12” nei 100 metri. Non staremo qui a celebrare la carriera di Merlene, ma il suo mito sì. E anche quella parte di lei che la lega indissolubilmente a Roma. Cinque bellissimi anni di vita e di allenamenti nella Capitale, dal 1990 al 1995, quando Merlene era davvero la più forte sprinter del mondo. Il suo campo era l’Acquacetosa, seguita da Stefano Tilli, azzurro, ottimo sprinter e in quelle stagioni anche suo allenatore e compagno di vita. A Roma, disse addio solo quando la storia d’amore con Stefano finì. Niente rimpianti, ma quanta nostalgia.
Merlene ci è sembrata infinita, nella corsa, nella bellezza e anche nei risultati. Era già sul podio olimpico, nei 200 metri a Mosca, nel 1980, proprio quando Pietro Mennea vinceva la sua Olimpiade nei 200. Era ancora sul podio dei Giochi, a Sydney 2000, un bronzo allora perso per un centesimo e consegnatogli nove anni dopo dal Cio per la squalifica della vincitrice di quei 100, Marion Jones.
Quindi Merlene torna a casa. Torna a Roma ancora una volta, quando potrai, sì che potrai, per farti ammirare. Per ricordare a tutti che i miti non scolorano, come le tue vittorie, come la tua velocità, come la tua bellezza.
Ultimo aggiornamento: Domenica 10 Maggio 2020, 12:44
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