Andrea Zorzi: «Italia da medaglia se batterà lo stress». Oggi l'esordio azzurro contro il Portogallo
di Massimo Sarti
L'ultimo oro della lunga serie iniziata proprio ad un Europeo, nel 1989 in Svezia, da Julio Velasco e dalla Generazione di Fenomeni di cui Zorzi era il micidiale opposto. Zorro in azzurro ha conquistato tre trionfi continentali (su sei), due iridati (su tre), tre nella World League e l'argento olimpico di Atlanta 1996, più un'infinità di titoli nei club con Parma, Milano e Treviso. «Tutto è cambiato, la competizione è sempre più feroce. I confronti generazionali nello sport sono abbastanza insensati. Mi sento comunque vicino agli atleti attuali, ancora rapportati a quel passato. Penso siano stanchi. L'Italia è sempre stata ad alti livelli e non è da trascurare».
Zorzi, Lucchetta, Cantagalli, Bernardi, Tofoli, Gardini, De Giorgi, Anastasi, Bracci, Giani. «Far parte di quel gruppo è stato meraviglioso, ma ci furono anche conflitti durissimi, una competizione interna notevole». Tutt'altro che banale il tuffo all'indietro del 54enne Zorzi. Oggi, tra le tante attività (non però l'allenatore, a differenza di molti altri fenomeni), commentatore tv per Dazn, fresco reduce dall'aver descritto il bronzo europeo al femminile. Speranze d'oro sfumate dopo la sconfitta in semifinale con la bestia nera Serbia.
E con appendici social non piacevoli per alcune nostre atlete. «Trovo incomprensibile, inaccettabile, che le italianissime Egonu e Sylla vengano invitate a tornare nel loro Paese. I social non hanno vie di mezzo e i ragazzi di oggi devono conviverci. Io ne resto fuori finché posso».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Settembre 2019, 12:05
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