Giuseppe Roccuzzo a XFactor, il cameriere siciliano che ha commosso i giudici: «Mio nonno voleva che lavorassi nei campi»

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di Totò Rizzo
Le lacrime di Emma (che lei non ha asciugato ma ha lasciato cadere giù sulle gote fino al mento), l’emozione di Mika («c’era tanto vissuto in quello che hai cantato»), lo stupore di Hell Raton («mi hai disarmato completamente»), la stellare predizione di Manuel Agnelli («il tuo timbro e la magia che hai dentro possono fare di te un grande interprete»). E oggi decine di migliaia di clic sui social, centinaia di messaggi, telefonate da fare andare in tilt lo smartphone. Giuseppe Roccuzzo – 24 anni, siciliano di Giarratana, poco meno di tremila abitanti in provincia di Ragusa – una delle rivelazioni delle “audition” di «X Factor 2020», vive in una bolla ma, piedi ben piantati per terra, «stasera torno a servire ai tavoli» al ristorante di Lugano dove lavora come cameriere. Giovedì prossimo si vedrà se una delle sedie dei possibili concorrenti sarà sua.

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Roccuzzo, il cognome è rimasto come nome d’arte. Perché?

«Per ripicca contro mio nonno paterno. Sono l’unico tra i pochi nipoti maschi – una trentina, quasi tutte femmine – a portare questo cognome. Oggi ha 90 anni e coltiva ancora la terra, avrebbe voluto che anch’io lavorassi nei campi. Ma, a parte il diploma all’Alberghiero, la musica è sempre stata la mia passione: mamma veniva chiamata a cantare ai matrimoni, papà suona bene la chitarra».

L’emozione del provino davanti ai quattro giudici.

«Paura, semplicemente paura. È sempre il giudizio di quattro artisti di estrazione musicale diversa: magari accontenti uno e dispiaci l’altro».

Forse ha colpito per la sua sensibilità.

«Hanno capito che ho delle fragilità. E poi sono sempre stato timido, discreto, quasi umile. Il mio motto è “l’umiltà precede la gloria”».

E gloria è stata.

«Andiamoci piano. Certo, non potevo credere che Emma si mettesse a piangere, non credevo ai miei occhi».

È stata dura arrivare fin qui?

«È la storia di tanti ragazzi che lasciano la propria terra in cerca di lavoro, per non pesare sulla famiglia specie se è in un momento di difficoltà. Siamo partiti tutti e quattro i figli, io e le mie tre sorelle: Claudia, la mia gemella, Nadia e Noemi. Viviamo a Luino, in provincia di Varese, io faccio il frontaliere tra l’Italia e la Svizzera. Ma la scommessa di “X Factor” la dovevo giocare».
 
 


«Promettimi», il brano di Elisa che lei ha proposto e ha tanto emozionato i giudici, «è una canzone molto importante per me», ha detto. Perché?

«Perché invita a non prendersi in giro, ad essere se stessi, l’autenticità paga sempre, alla fine».

Le piacerebbe che Elisa scrivesse per lei?

«Sarebbe un onore. Ma anche Mahmood o Francesca Michielin».

Agnelli ha visto in lei un futuro grande interprete. Scrivere non le interessa?

«In realtà scrivo pure. Adesso ho un piccolo team di produzione e proprio oggi esce su Spotify e i-Tunes un mio brano, “Ricominciamo da qui”. Tra poco arriverà anche il video su Youtube».

Giuseppe Roccuzzo, in arte Roccuzzo, da dove ricomincia?

«Spero tanto dalla musica. Che è una passione ma anche una terapia: è l’unico luogo al mondo dove uno come me si sente al sicuro».

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Ottobre 2020, 15:31
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