Valeria Solarino: «Tra me e l'Alligatore una storia d'amore tra musica e delitti»

Valeria Solarino: «Tra me e l'Alligatore una storia d'amore tra musica e delitti»

di Donatella Aragozzini

ROMA - Un nuovo investigatore è pronto a conquistare il pubblico tv. È Marco Buratti, detto l’Alligatore, detective senza licenza nato dalla penna dello scrittore Massimo Carlotto, protagonista di nove romanzi, una graphic novel e ora – con il volto di Matteo Martari – anche di una fiction che si intitola proprio L’Alligatore, da domani in prima serata su Rai2. Nel cast della serie, prodotta da Fandango e diretta da Daniele Vicari, anche Thomas Trabacchi nei panni del braccio destro Rossini e Valeria Solarino in quelli di Greta, la donna amata.


Chi è Greta?
«È una cantante, che con l’Alligatore non aveva solo una storia d’amore ma un progetto di vita perché formavano un duo, lui suonava e lei cantava. Il legame tra di loro rimane, hanno necessità di cercarsi ma sono impossibilitati a farlo perché hanno vite troppo diverse. La loro storia è finita quando lui è finito in carcere, dove è rimasto per 7 anni».


Che crimine aveva commesso?
«È stato arrestato per una questione di droga ma in realtà è stato incastrato. È un uomo che ha un grande desiderio di giustizia, per questo poi diventa investigatore privato. Però odia le armi. È un musicista che non suona e un detective che non spara».


Per lei un nuovo poliziesco dopo Maltese e Rocco Schiavone.
«Sì ma è molto diverso, perché in questa serie io non ho mai a che fare con i casi».


La rivedremo anche nella nuova stagione di Schiavone?
«Sì, abbiamo girato quest’estate le due nuove puntate. Anche stavolta rompo le scatole a Schiavone, continuo a stargli addosso, perché sono una giornalista con una gran voglia di indagare e risolvere i casi».


Ha altri progetti in lavorazione o in uscita?
«Ho girato il film di Pif, ma ora è tutto bloccato e non so quando uscirà. Di questo non posso però dire niente».


Che ne pensa della nuova stretta su cinema e teatri?
«Adesso che tante zone sono in un lockdown quasi totale sembra un provvedimento giusto, ma non mi è piaciuta la gestione, perché è stato chiesto alle sale un notevole sforzo economico per adeguarsi alle misure di sicurezza, senza poi riaprirle. I gestori delle sale e in generale i lavoratori dello spettacolo sono stati molto penalizzati, tanti non riescono ad andare avanti se non lavorano per un anno».


Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Novembre 2020, 09:18