Techetechetè sbanca gli ascolti a costo zero con gli archivi Rai

Techetechetè sbanca gli ascolti a costo zero con gli archivi Rai

di Claudio Fabretti
ROMA - Nostalgia canaglia, ma anche tanta qualità. Al punto che l’ad Salini l’ha definita «il fiore all’occhiello del patrimonio Rai». È Techetechetè, lo scioglilingua della tv del passato. Costa poco, anzi nulla, e frutta tanto. In termini di ascolti, anzitutto: è spesso la trasmissione più vista del Servizio Pubblico per numero di spettatori in tutta la giornata, con picchi del 20% di share. Ma è anche il miglior biglietto da visita di quello che la Rai è stata e non riesce (quasi) più a essere: la tv della cultura e dell’intrattenimento, delle star e dei talenti, delle grandi canzoni e delle coreografie da Broadway.

Un piccolo mondo antico solo apparentemente sepolto: dal 2012, ogni estate, basta sintonizzarsi su Rai1 tra il tg delle 20 e la prima serata per vederlo risorgere. In un’orgia di spezzoni, frammenti e frattaglie. Una macchina del tempo, travestita da giostra catodica. «Fiato alle trombe Turchetti», ed ecco riapparire Mike Bongiorno e i telequiz, Mina e Battisti, Celentano e Gaber, Sandra e Raimondo, Sordi e la Vanoni, il Quartetto Cetra e la Carrà a ombelico scoperto del “Tuca Tuca”, oppure la giovane Stefania Rotolo in tutta la sua esuberanza, prima che un male crudele ce la portasse via. Ecco i varietà storici del sabato sera (e non solo) Studio Uno, Senza Rete, Canzonissima, Il Musichiere, ma anche gli show più trasgressivi, come quelli firmati da Antonello Falqui (Dove sta Zazà, Studio ‘80, Al Paradise), Enzo Trapani (Non stop, Stryx, Te lo do io Il Brasile) e Romolo Siena (Tante scuse, Noi... no, Quantunque io).

Quest’anno, poi, hanno spopolato le puntate musicali a tema, come quelle dedicate alle sorelle Mia Martini e Loredana Bertè (2.542.000 spettatori, 17.7% di share), ai Matia Bazar (3.539.000 - 18,29%) e a Rino Gaetano (3.523.000 - 18,41%). Puntate che, pur limitandosi a riciclare frammenti della tv degli anni 60, 70, 80 e 90, hanno regolarmente stracciato la concorrenza Mediaset, con tanto di “cappotto” al Bonolis in replica di Ciao Darwin.

«Ogni puntata è frutto di un lavoro accurato che dura anche 4 giorni - spiega Elisabetta Barduagni, che ha ideato il programma insieme a Gianvito Lomaglio - Si fanno ricerche incrociate per reperire il materiale nell’archivio Rai, poi si procede al montaggio». E l’idea ormai ha fatto scuola, basti pensare agli omaggi di Freccero a Grillo, Celentano e Benigni, al programma di Strabioli su Mina, oppure a Conti con il suo Ieri e Oggi. Una tv che va Indietro tutta - per dirla con uno dei pluricitati show di Arbore - ma che - nella concezione, nel montaggio alla Blob - guarda avanti.

E chi non vuole più rinunciarvi anche dopo la fine dell’estate potrà sempre ricrearsela in proprio: attraverso il sito RaiPlay e l’apposita App (compatibile con Chromecast e quindi “trasferibile” dallo schermo del telefonino a quello del televisore). Una delle voci del menù, infatti, è proprio quella delle Teche Rai, dove oltre ai suddetti show, è racchiusa la storia dell’informazione e degli sceneggiati di Viale Mazzini. Solo un’avvertenza: se ci prendete gusto, rischiate di finire invischiati per i prossimi 100 anni.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Luglio 2019, 08:43
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