Switch off primo giorno, dagli anziani in crisi alle emittenti locali a rischio chiusura: «E' lutto nazionale»

Nel giorno dello switch off la Rea lancia un appello per salvare dalla chiusura 450 piccole e medie televisioni locali

Switch off primo giorno, dagli anziani in crisi alle emittenti locali a rischio chiusura: «E' lutto nazionale»

Telefonate d’aiuto a figli e nipoti per sintonizzare il televisore, per collegare il decoder o installare il televisore appena comprato. Giornata di caos e ansia per tanti anziani che oggi primo giorno di switch off si sono trovati nell’impossibilità di vedere il programma preferito, la nuova puntata della fiction tanto attesa e soprattutto non hanno modo di seguire gli sviluppi del conflitto in atto tra Russia e Ucraina.

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La televisione infatti come sottolineano le associazioni di categoria rimane il mezzo di comunicazione più utilizzato per gli anziani grazie al quale intrattenersi e informarsi. Davanti allo schermo nero perciò oggi molti sono andati in crisi; chi è meno avvezzo alle tecnologie si è trovato in difficoltà per effettuare quei passaggi, da molti considerati banali, e sintonizzare nuovamente il televisore. Chi può si è rivolto ai parenti, agli amici, altrimenti ci sono i vicini di casa o come ultima soluzione chiamare un tecnico. L'avvio della prima fase del nuovo digitale terrestre televisivo ha provocato un bel disagio per gli over ma non solo. Lo switch off per molti telespettatori è significato anche mettere mano al portafogli e “aggiornare” la propria apparecchiatura, comprando un decoder o scegliendo di acquistare un nuovo televisore.

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Difficoltà ben maggiori per le emittenti locali che attraverso la Rea, Associazione delle emittenti locali della Ue, parlano di «lutto nazionale» nel giorno dello switch off e lanciano un appello per salvare dalla chiusura 450 piccole e medie televisioni locali.

Realtà che potrebbero essere decimate dal nuovo digitale terrestre. «L’otto marzo 2022 è una giornata di lutto nazionale per la chiusura di centinaia di televisioni locali» scrive la Rea sell'appello alle più alte cariche dello Stato. Ricordando che «nelle calamità naturali e in qualsiasi altro evento emergenziale per lo Stato i servizi informativi locali sono tanto più preziosi quanto più le radio e tivù sono piccole. Rispetto alle grandi Reti la differenza la fa la rapidità d’intervento per la preziosa presenza delle locali italiane in ogni angolo del Paese». Un esempio su tutti scrive Rea nell'appello «quando a Codogno si scoprì il primo caso d’infezione da Covid 19. Dichiarata zona rossa, Codogno venne isolata dal mondo. Fu la piccola emittente parrocchiale Radio Codogno a mantenere l’informazione locale e la comunicazione con l’esterno prestando i propri servizi alla Rai» .

In simili circostanze, secondo l'Associazione «le piccole e medie stazioni radiotelevisive locali, diventano presidi essenziali per la sicurezza dei cittadini e dello Stato. Si tenga presente che in un malaugurato scenario di guerra (o di colpo di stato), abbattere la Torre televisiva Rai è facilissimo. Abbattere 1600 emittenti radiotelevisive locali con i suoi 12 mila impianti sarebbe cosa complicatissima se potenziate tecnologicamente  e adeguatamente sostenute». La Rea chiede quindi «di soprassedere alla chiusura forzata delle emittenti locali fino alla fine della guerra Russia/Ucraina con il duplice scopo di garantire sia la sicurezza dei cittadini per i servizi informativi svolti dalle locali fino all’ultimo angolo del Paese sia per avere il tempo di rivedere la complessa normativa relativa allo switch del Dvb /T2 e del collegato Decreto del Presidente della Repubblica 146/17 ai fini della eliminazione degli ostacoli di ordine economico nei confronti delle piccole e medie emittenti locali».


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Marzo 2022, 18:55
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