Buonasera al mito: «Annunciatrici dal 1954 ad oggi, il fenomeno tutto italiano». Il libro di Michele Vanossi

Buonasera al mito: «Annunciatrici dal 1954 ad oggi, il fenomeno tutto italiano». Il libro di Michele Vanossi

di Totò Rizzo

Sono state maestre di gentilezza, di buone maniere, ricordandoci che le signore vanno sempre salutate prima dei signori, ci hanno perfino impartito lezioni di educazione civica: «È estate, le finestre sono aperte, tenendo alto il volume del vostro televisore potreste disturbare i vicini di casa, vi preghiamo pertanto di abbassarlo». Le «signorine buonasera» sono tra le icone più rimpiante della televisione che fu. «Bisognerebbe chiedere al pubblico: vorreste il loro ritorno?», suggerisce – con certezza che il risultato del plebiscito sarebbe una valanga di sì – Maurizio Costanzo nella prefazione de “Le signorine buonasera – Il racconto di un mito tutto italiano dagli anni ’50 ad oggi” (edizioni Gribaudo), il libro che Michele Vanossi, giornalista milanese, dedica a quelli che furono i volti più familiari del piccolo schermo, dal primo annuncio Rai del 1954 all’ultimo Mediaset del 2018. Interviste a 19 «signorine buonasera» più le testimonianze dei personaggi più popolari del mondo della tv.

 


Quegli annunci hanno creato una mitologia. 
«Un fenomeno unico in Europa, quello della tv italiana. Un mito di formato domestico, non irraggiungibile com’erano le attrici o le fotomodelle: le “signorine buonasera” erano le fidanzate da prima cotta sul pianerottolo, le mogli ideali ma anche le sorelle, le vicine di casa, le amiche del cuore, le figlie che ogni genitore vorrebbe».


Disegniamone l’identikit.
«Tre caratteristiche fondamentali: educazione, garbo, sorriso rassicurante. Erano considerate il biglietto da visita dell’azienda sia in Rai che a Mediaset».


Le differenze tra viale Mazzini e Milano 2.
«Intanto le annunciatrici Rai sono state le pioniere e hanno avuto l’esclusiva fino a che è esistito il monopolio. Erano impiegate che timbravano il cartellino, 8 ore e 35 minuti al giorno con pausa pranzo in mensa, in onda rigorosamente in diretta dal famoso “salottino” di via Teulada, pettinatura e maquillage fai-da-te tanto che al corso di dizione della sede di Firenze se ne affiancava uno di trucco. Le “signorine buonasera” Fininvest, poi Mediaset, registravano invece tutti gli annunci un paio di giorni a settimana, andavano in diretta solo per circostanze speciali come accadde per la prima Guerra del Golfo quando i palinsesti cambiavano di ora in ora a seconda delle esigenze dei tg, trucco e parrucco curati dell’azienda». 


Ogni telespettatore aveva la sua preferita.
«Basti pensare ai soprannomi: “Nuvola bionda” per Anna Maria Gambineri, “Viso d’angelo” per Gabriella Farinon o Maria Giovanna Elmi che per tutti era la “fatina”.

Ma anche quelle Fininvest avevano un pubblico fortemente fidelizzato: Fiorella Pierobon era il volto di Canale 5, Gabriella Golia di Italia 1, in Emanuela Folliero s’è personificata per 28 anni l’immagine di Retequattro».


Chissà quanti ammiratori, quanti regali, quante proposte di matrimonio…
«Vagonate di lettere ogni settimana, da sommergere scrivanie. A Rosanna Vaudetti fu recapitato un testamento olografo in cui un telespettatore lasciava a lei tutti i suoi beni perché, scriveva, gli aveva fatto più compagnia che i parenti. In via Teulada un giorno arrivò un furgone che scaricò mille rose rosse da un ammiratore anonimo per Marina Morgan. Mittente un fan sconosciuto, alla Folliero fu consegnato un bijoux che lei credeva bello ma di poco conto, lo fece vedere alla madre che ebbe qualche sospetto tanto da mostrarlo a un gioielliere amico: valeva svariati milioni di lire». 


«Papere» celebri, multe, momenti d’imbarazzo. 
«Paola Perissi annunciò un romanzo “scemeggiato” con la “m” invece che “sceneggiato”. Il giorno dopo il critico televisivo de “Il Tempo” lo stroncò scrivendo: “Aveva ragione l’annunciatrice”. Imbarazzo per Alessandra Canale che dimenticò di dover andare in onda, salì di corsa le scale per far prima e fece l’annuncio in apnea o che scoppiò in lacrime per il suo ultimo “buonasera”. E ancora per Marina Morgan alla quale, mentre s’accese la telecamera, scivolarono dalle mani i fogli dell’annuncio: si abbassò, li raccolse e si ravviò pure i capelli. Le multe arrivavano magari per un abbigliamento non consono alla policy aziendale: Mariolina Cannuli ne prese più di una perché amava accessori ritenuti vistosi».


Perché si è pensato di fare a meno delle “signorine buonasera”?
«La digitalizzazione, il modo di fruire la tv, l’on demand, le piattaforme non ne hanno più giustificato la necessità. Però l’annunciatrice umanizzava la giornata televisiva, la ingentiliva e tutti sappiamo quanto servirebbe un po’ di garbo nella tv gridata di oggi. E poi riempivano dei vuoti, colmavano delle solitudini, un annuncio riusciva a far pesare meno un momento di sconforto». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Dicembre 2020, 10:33
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