Rai, allarme rossoTg1. Ascolti in caduta libera

Rai, allarme rossoTg1. Ascolti in caduta libera

di Marco Castoro
Al Tg1 è allarme rosso. Gli ascolti sono in netta discesa e il Tg5 è a un tiro di schioppo. Lo scorso 20 agosto il telegiornale delle 20, nonostante la giornata molto importante per la crisi di governo ha ottenuto una media del 18,3% di share, scendendo sotto la soglia dei 3 milioni di media (2.980.000). Con il Tg5 al 17,6% e 2.911.000 di media spettatori. Eppure la diretta pomeridiana dal Senato era andata molto bene. Non sono andati bene neanche gli speciali in prima serata condotti da Francesco Giorgino (scesi sotto il 10% che per Rai1 è una specie di Caporetto).

Pensate che il 20 agosto 2018, esattamente un anno fa, il Tg1 delle 20 registrava una media di 4.671.000 (28%) contro 2.461.000 (14,6%) del Tg5.  E l’anno prima, nel 2017, lo stesso 20 agosto il Tg1 stava al 25% e il Tg5 al 15,2%. Ma di esempi se ne possono fare altri. Prendiamo il campione dell’8 agosto. Nel 2019: Tg1 3.526.000 (22,9%) Tg5 2.835.000 (18,1%). Nel 2018: Tg1 4.100.000 (26,7%) Tg5 2.230.000 (14,3%). Stessa musica se si prendono i dati del 6 agosto e del 31 luglio. Eccoli:

6 agosto 2019 ore 20 - Tg1 3.557.000 (22,5%) Tg5 2.821.000 (17,5%)
6 agosto 2018 ore 20 - Tg1 4.651.000 (28,3%) tg5 2.769.000 (16,6%)
6 agosto 2017 ore 20 - Tg1 3.622.000 (25,4%) Tg5 2.347.000 (16,3%)

31 luglio 2019 ore 20 – Tg1 3.659.000 (23,2%) Tg5 2.807.000 (17,6%)
31 luglio 2018 ore 20 – Tg1 3.995.000 (25,2%) Tg5 2.305.000 (14,3%)
31 luglio 2017 ore 20 - Tg1 4.052.000 (25,18%) Tg5 2.683.000 (16,4%)

Comunque anche i dati di ieri sera confermano quanto la forbice tra i due tiggì si sia nettamente accorciata: alle 20 Tg1 3.867.000 (22,3%) e Tg5 3.170.000 (18%). Solo 4 punti di distacco.

E pensare che in estate, in tutte le precedenti gestioni con Andrea Montanari e Mario Orfeo, il divario tra il Tg1 e il Tg5 si è sempre ampliato, con un distacco anche superiore ai 10 punti di share. Per quanto riguarda il 2018 va detto che l’estate del Tg5 non fu particolarmente brillante per via del traino di Scotti che chiuse molto prima e per il fatto che il Tg1 ebbe due exploit con i fatti drammatici del 6 e del 14 agosto.

La gestione attuale, quella di Giuseppe Carboni, la cui nomina è stata voluta dai Cinque Stelle, è finita nel mirino non solo per gli ascolti. Tra l’altro c’è da dire che la governance del Tg1 ha anticipato il governo giallorosso, perché tra direttori e vicedirettori la maggioranza è proprio Pd-M5S. Chissà se però ora, nel segno della discontinuità, il Pd non finisca per volere il cambio del direttore. Tra i vice, ad esempio, c’è Francesco Giorgino che strizza l’occhio a Conte, rivendicando un’affinità di madre terra (entrambi sono pugliesi). Il nodo Carboni, tuttavia, è al pettine. Perché il direttore – ex caporedattore del Tg2 – non ha certo un rapporto idilliaco con la redazione (è soprannominato l’orco) e anche con i vertici aziendali si ha l’impressione che ci sia un patto di non belligeranza piuttosto che un tappeto di petali lungo da Viale Mazzini a Saxa Rubra. Ma il patto è destinato a durare?
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Agosto 2019, 15:45
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