Maurizio De Giovanni: "Il successo di Montalbano è anche quello degli scrittori"

Maurizio De Giovanni: "Il successo di Montalbano è anche quello degli scrittori"

di Mario Fabbroni
Maurizio De Giovanni, autore de “I bastardi di Pizzofalcone”: come si legge il record storico di ascolti per il Commissario Montalbano (11.268.000 spettatori) di lunedì sera? «La spinta viene dalla nuova forza della letteratura italiana. Prima c’era solo Camilleri, cui tutti dobbiamo profonda gratitudine: ora ci sono libri di Malvaldi, Manzoni, De Cataldo, Lucarelli, Carrisi, Montaldi, del sottoscritto. Libri che, ad ogni uscita, entrano sempre nella classifica dei più venduti».

Basta così? «No, anzi. Contano molto i social. Lo scrittore oggi dialoga quotidianamente con i propri fans grazie alle piattaforme sul web. Quando poi c’è una produzione televisiva, l’effetto è addirittura dirompente».

Ma i contenuti sono decisivi? «È importante la diversità dei personaggi e delle ambientazioni. Ad esempio Montalbano si muove in una Sicilia selvatica e secolare, Rocco Schiavone in una Aosta nevosa e “chiusa”, Lo Iacono in una pericolosa realtà metropolitana. Ogni autore italiano porta nella scrittura il proprio vissuto e città molto diverse, in opposizione alla monotonia dei grandi autori scandinavi come Mankell, Larsson, Lackberg».

Anche I “Bastardi di Pizzofalcone” hanno appassionato più di 7 milioni di persone... «Magari i telespettatori fossero tutti lettori di libri... Però il piccolo schermo porta in libreria altre persone. E solo sui canali della tv generalista (Rai in primis) si ottiene un successo così».

Lo scrittore è contento di diventare popolare soprattutto grazie alle fiction televisive? - Inutile essere ipocriti, la condivisione di massa delle storie è bellissima. E’ impagabile assistere al trionfo del proprio personaggio, al fatto che la gente lo consideri come un amico di famiglia. La popolarità non va vissuta come un fastidio». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Marzo 2017, 08:43
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