Striscia la Notizia, il commento di Mike Lennon: «Non volevano offendere. Ma è stato uno scivolone»

Striscia la Notizia, il commento di Mike Lennon: «Non volevano offendere. Ma è stato uno scivolone»

di Ida Di Grazia

Striscia la Notizia, il commento di Mike Lennon: «Per cambiare le cose servono delle leggi serie a tutela delle minoranze». Nato a Parma ma di origine asiatiche, il giovanissimo rapper ha detto la sua dopo la bufera mediatica che ha colpito Gerry Scotti e Michelle Hunziker accusati di razzismo ai danni della comunità cinese.

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Mike Lennon, all’anagrafe Duc Loc Michael Vuong, è un designer, grafico, produttore e rapper nato a Parma che ha lanciato in Italia, qualche anno fa, un progetto completamente inedito per la scena rap italiana: un “asian rap” che gioca sugli stereotipi che hanno gli occidentali sulla cultura orientale. Proprio per questo, attraverso le sue storie Instagram, Lennon ha voluto commentare lo sketch di Gerry Scotti e Michelle Hunziker che, durante la presentazione del filmato dedicato alla gestione della sede Rai di Pechino, hanno lanciato il servizio simulando con le dita gli occhi a mandorla, e mettendo la «L» al posto della «R». 

Cosa pensa della gag dei due conduttori di Striscia?

«A me non ha dato fastidio perchè non sono uno che si offende, soprattutto perchè capisco che nei due conduttori non fosse la volontà di offendere. Ma se si lavora in tv, è fondamentale non fare questi scivoloni. Si arriva a tante persone e non si possono lancoare messaggi del genere. La cosa che mi lascia stupito è che il giorno prima parlano di gender gap e cat calling e il giorno dopo fanno questi scivoloni. Detto ciò, ripeto, non mi sento offeso, nè preso in giro».

Lei sta seguendo quello che sta accadendo in America alla comunità asiatica?
«Ho guardato dei filmati su internet, sto seguendo ed è piuttosto raccapricciante. Il fatto è che parlare di razzismo, dei movimenti, alla lunga si corre il rischio di parlarsi addosso. Bisogna prendere atto che il razzismo c'è e c'è sempre stato, ma non solo verso una razza, c'è verso chi è magro, chi è in carne, chi è alto, chi è basso, c'è su tutto.  Non è con un post o con una storia su instagram che si cambiano le cose»

E come si cambiano?

«Ci vogliono delle leggi che tutelino le minoranze».

In passato anche lei ha fatto il "verso ai cinesi" scambiando la «L» con la «R», proprio come i conduttori di Striscia la Notizia. Perché il suo non era razzismo e il loro invece lo è?

«Se ci pensa anche gli afroamericani nelle canzoni usano la N word, quello che facevo io aveva un senso. Era all'interno di un progetto in cui trasformavo tutto quello che avevo subito, le prese in giro, in un punto di forza.

Io ho voluto ribaltare il concetto, sono certo che ci sono tantissimi asiatici talentuosi, io ho solo detto loro "si può fare" ».

Quand'è che la prendevano in giro? E  in che modo?

«Soprattutto da bambino. I bambini sono str**zi e se vedono una roba strana te la fanno notare. Si tiravano gli occhi e ridacchiando dicevano "chi -chun -chan", facevano le mosse di karate, ci stavo male, solo con il tempo ho capito che era una grande ricchezza»

Veniamo, infine, alla sua carriera. Il suo ultimo singolo Asianboy farà parte di un album?

«E' ancora presto per parlare di album, Asianboy è un singolo, mi concentro di singolo in singolo creando una narrazione. Non faccio mai troppe cose insieme, chiudo un progetto ne nasce un altro. Questo è il mio percorso e come voglio voglio comunicare il mio punto di vista. Sono anche produttore, vorrei creare un sound e una mia identità ed essere il primo asiatico che si ricordi in Italia».

Secondo lei il boom del K-Pop (genere musicale della Corea del Sud divenuto un fenomeno mondiale)  di questi ultimi anni può essere un'apripista per il genere?

«Mi dà fastidio il dover sempre etichettare tutto. Perchè i coreani fanno pop ma dobbiamo chiamarlo K - Pop. Voglio che le cose vengano chiamate per quello che sono. Dynamite ad esempio (brano della band coreana BTS, che haaccumulato 101,1 milioni di visualizzazioni su YouTube nelle prime ventiquattr'ore)  è una hit mondiale al pari di quella di Dua Lipa ( la cantante britannica che si è aggiudicata tra gli altri un Grammy Award per il Miglior album pop vocale per Future Nostalgia); perchè relegarla alla semplice definizione di canzone K-pop? Se viene domani un artista dalla Groenlandia lo chiamamo NorthPop. La musica è musica. Basta etichette».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Aprile 2021, 22:18
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