Max Giusti, Il Marchese del Grillo torna con Boss in incognito: «Questa maschera è più faticosa, ci vuole tanto coraggio»

Max Giusti, Il Marchese del Grillo torna con Boss in incognito: «Questa maschera è più faticosa, ci vuole tanto coraggio»

di Marco Castoro

Dopo il grande successo dell’ultima edizione Max Giusti torna su Rai2, dal 9 gennaio in prima serata, con cinque puntate di Boss in incognito, il docu-reality prodotto da Endemol Shine Italy, che racconta le storie degli imprenditori che affrontano la sfida di lavorare per una settimana assieme ai loro dipendenti sotto mentite spoglie: nuova identità e camuffati grazie a trucco e parrucco. Ma non saranno solo i boss ad andare in incognito: come nelle due precedenti edizioni anche Max Giusti scenderà in campo e si trasformerà in Josè, un operaio di origine cilene in missione per conto del boss. Ci risiamo. Terza edizione del boss Max.

Quanto si diverte ad andare in incognito con tanto di trucco e parrucco?

«Sì, questa è la mia terza edizione di "Boss in incognito", mi diverto tantissimo a farlo, ma è un programma che richiede un grande impegno, scandito da fasi ben precise”.

Quali sono?

«La prima è quella in cui la cosa più pesante è l’orario. Per iniziare la giornata di lavoro ci metto due ore e mezza a trasformarmi, quindi la sveglia è alle 5.20 del mattino. Poi c’è la seconda fase, quella dell’ansia e della preoccupazione in cui i primi 10 minuti sono fatali, perché capisci veramente se sei riuscito a “ingannare” il lavoratore che hai davanti, quello che sarà il tuo tutor. È dopo i primi 10 minuti che inizia il bello!

Che accade di bello?

«È straordinario essere un’altra persona, è straordinario essere veramente in incognito e vedere quello che accade intorno a te quando nessuno sa chi sei. E poi ci sono dei momenti in cui si sublima tutto, perché conosci persone e storie che ti riconducono alla realtà o, se volavi un po’ troppo in alto ti riportano con i piedi per terra».

Cosa si aspetta da questa edizione che vanta qualche novità nel soggetto?

«Mah... quest’anno il programma è andato un po’ da solo, nel senso che ci sono stati tantissimi colpi di scena - li vedrete! - e abbiamo voluto raccontarli tutti. L’abbiamo lasciato più libero forse, l’abbiamo fatto galoppare di più questo Boss, sia per gli incontri che abbiamo avuto, sia per i caratteri dei tutor, dei boss, ognuno molto diverso dall’altro, sia per le storie che sono coinvolgenti, ma che riservano tante sorprese... che francamente hanno stupito noi per primi. Questo è il bello. Abbiamo avuto solo il grande coraggio, ancora una volta, di raccontare tutto».

Ha visto il film Brubaker di qualche anno fa? Quello in cui Robert Redford, neo direttore del carcere si traveste da carcerato e scopre tutti gli inghippi all’interno della prigione. È un po’ quello che fa il Boss in incognito?

«Cosa vuole tirare fuori? eh... Io sono del 1968, può immaginare che quando intorno ai miei 13-14 anni è arrivato in tv Brubaker (perché non l’ho visto al cinema) mi ha talmente affascinato da diventare uno dei film che ho rivisto più e più volte... tutta la saga delle carceri americane mi ha sempre conquistato .. e ha colto nel segno, è proprio quello: lui che entra in carcere da detenuto, che poi deve andare ad amministrare, a guidare e lo fa da dentro e quando si palesa davanti a quelli che erano i suoi “aguzzini”, dice chi è e cambia le carte in tavola allora tu ti alzi dal letto e gioisci».

Beh, mi sembra un Boss vincente…

«Sì, è la sintesi di Boss in incognito e credo che, magari non in tutti i casi, forse non sempre ci avranno detto la verità, ma molte cose siano cambiate in alcune di queste realtà da quando il boss l’ha vissuta da dentro la propria azienda e l’ha vissuta dal punto di vista dei lavoratori. Credo sia proprio così o almeno a me piace pensare che sia così ancor più di ciò che ho visto».

Quanto le piacerebbe essere anche nella vita il boss in incognito? In quali luoghi andrebbe a controllare per primo? I ministeri, gli uffici amministrativi, i burocrati, la Rai? Potrebbe scoprire tante lottizzazioni…

«No no .. non ci voglio andare ... ho una paura fottuta! Ho paura di trovare qualsiasi cosa, ho il terrore di trovare persone che stanno là e magari non sono libere di scegliere quello che vogliono oppure sono lì, ma non volevano esserci.

Spero che si riaffermi l’etica, il valore, il merito; che siano date opportunità a tutti, così come le ho avute io, prive di qualsiasi condizionamento, che si tratti di orientamento politico, l’amico dell’amico, il cugino del cognato».

Purtroppo l’Italia è il Paese delle lobby…

«C’è da far andare avanti un Paese, c’è da ripristinare un’economia, un mercato, ci sono tanti ragazzi giovani che si devono formare e possono costruire brillanti carriere. E quando sento dire frasi come “spero che i miei figli vadano all’estero perché l’Italia è un Paese finito”, mi auguro ancora invece che i ragazzi possano scegliere, se lo vogliono, di andare all’estero, ma allo stesso tempo che abbiano la possibilità di restare in un’Italia produttiva che dia loro tante opportunità. Ho troppa paura di andare lì a fare il boss in incognito, ma se lo chiedete voi di Leggo una volta ci vado!».

Avete fatto bene a scegliere le eccellenze. In Italia ce ne sono davvero tante ma faticano a emergere per le difficoltà che incontrano. Come li ha trovati combattivi o rassegnati alle stangate economiche che subiscono?

«Fare l’imprenditore secondo me è una cosa difficilissima, ma la virtù che più di tutte deve avere è il coraggio. Il momento storico che stiamo vivendo è stranissimo, unico direi: appena ci si rialza accade sempre qualcos’altro che ributta giù l’economia. Chi si ferma oggi è perduto davvero. Molto spesso gli imprenditori fanno dei sacrifici enormi, ma non ci scordiamo anche di quelli che compiono gli operai.

Ce li descriva…

«Dalla scorsa edizione ho “toccato” una cosa che non avevo toccato mai, ma che conosceva bene il mio papà, la catena di montaggio... è la cosa più terribile che io abbia mai affrontato, eppure ci sono milioni di persone nel mondo che lavorano in catena di montaggio. Quella ripetitività, quella sequenzialità, quella alienazione: sono le cose più lontane al mondo per chi fa l’attore o in generale per chi lavora nel mondo dello spettacolo».

Un incubo!

«Ho avuto ancora una volta modo di ricordarmi che sono un privilegiato, perché sono stato così fortunato nella mia vita a poter fare questo mestiere, che è il mestiere che mi piace e che ho ancora, dopo tanti anni, voglia di fare e fare al massimo. Quindi grandi imprenditori, ma dietro, sempre, grandi collaboratori, grandi lavoratori. Credo che un grande imprenditore sia quello che riesce sempre a proteggere i propri dipendenti, perché a quel punto l’azienda diventa sana. Certo se finissimo di avere pandemie, guerre... ».

Se continua così al nono ciclo le toccherà fare il boss in incognito in una fabbrica dove lavorano solo i cinghiali assieme ai gabbiani che gestiscono la mano d’opera composta tutta da topi…

«Ammazza! Ma lì sarebbe una puntata in un negozio di animali praticamente (ahahah!). Per il nono ciclo sarà dura inventarmi un travestimento e un dialetto! No, a parte gli scherzi, sono contento, è una bella avventura, strana, completamente diversa».

Un cambio di scena vero e proprio…

«Scendere dalle tavole del Sistina e - anziché crogiolarmi e mettermi a dire “eccomi, so’ Il Marchese del Grillo” - nascondermi, diventare piccolo piccolo, patire il freddo, truccarmi e nascondermi nei bagni delle fabbriche per 2-3 ore per non farmi scoprire dagli altri dipendenti ... oh cavolo quant’è stato faticoso! Questo programma è così diverso da me, tira fuori cose inaspettate».

Cioè…

«In alcuni momenti divento veramente quel dipendente che sta facendo quel mestiere. Anche dentro di me c’è un lavoro enorme. Vivo come fossi un’altra persona per 5-6 ore al giorno lì dentro e la cosa più dura è poi quando gli altri si aprono e tu devi aspettare il giorno dello svelamento per dirgli chi sei. Ogni volta è difficilissimo attendere quel momento, finalmente poter buttare giù la maschera e poter dire quella parola in più o stringersi in un abbraccio».


Ultimo aggiornamento: Sabato 7 Gennaio 2023, 22:51
© RIPRODUZIONE RISERVATA