Maurizio Battista: «Con "Poco con tanto" ritorno al nostro dolce passato per ricordarvi che bisogna godersi la vita»
di Donatella Aragozzini
Com’è strutturato uno show al tempo del Covid?
«Questo programma è nato come una sorta di sceneggiato ambientato in ogni puntata in un decennio diverso, gli anni ‘60, ‘70 e ‘80, con protagonista una famiglia in una casa di 200 mq che cambiava completamente arredamento con il passare del tempo. Poi è arrivato questo virus e abbiamo dovuto modificarlo, perché non saltasse».
Che variazioni ci sono state?
«Adesso sono solo, con una voce che mi fa da spalla, e parlo del decennio entrando in una casa e nei nostri ricordi. Ogni cosa che racconto è accompagnata da un rvm delle Teche Rai o dell’Istituto Luce e in ogni puntata ci saranno due ospiti, due cantanti dell’epoca che incontro in un contesto casalingo: Orietta Berti e Don Backy, poi Riccardo Fogli e Sandro Giacobbe e infine Zarrillo e Gazebo».
Ricorderete ogni evento importante di ciascun decennio?
«Per scelta parleremo solo di cose belle, non ci saranno notizie tristi. In questo momento serve positività, serve capire che il tempo non torna, dobbiamo godercelo».
Un po’ la lezione che ci ha lasciato il lockdown.
«Sì, l’unico tesoro che può venir fuori da questa storia è che si può campare anche senza certe cose. E la riscoperta del valore della famiglia».
Come vede il futuro del mondo dello spettacolo?
«Da una situazione così non ci si riprende facilmente, abbiamo voluto fare questo programma perché così 70-80 persone ci hanno lavorato per due mesi, sono 70-80 famiglie che altrimenti non avrebbero guadagnato. A teatro ci stiamo attrezzando per riprendere prima possibile il tour di 30 anni e non li dimostra, anziché 1000 persone ne entreranno 500, daremo il kit di mascherine e guanti e faremo in modo che ci sia la giusta distanza. Va bene anche se si guadagna meno, l’importante è che si riprenda».
Quali dovrebbero essere le prossime date?
«Il 25 e 26 settembre dovrei andare in scena a Broadway, è uno step importante e gratificante, poi a dicembre e gennaio all’Olimpico di Roma».
Che ne pensa dell’ipotesi di far recitare gli attori con la mascherina?
«Io faccio monologhi, quindi non mi serve, basta far arretrare le prime file. È impossibile mettere le mascherine agli attori, è brutto. A meno che non si inventino una commedia intitolata Covid-19, allora sarebbe giustificato».
Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Maggio 2020, 09:01
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