Mario Adinolfi su Leggo: «Fedez? Una forzatura, preferisco Pio e Amedeo»

Mario Adinolfi su Leggo: «Fedez? Una forzatura, preferisco Pio e Amedeo»

di Mario Adinolfi

La forzatura di Fedez al concerto del Primo Maggio, condita con l’imbarazzante registrazione del dialogo con la dirigente di Raitre, racconta la difficoltà del virulento fronte che sta cercando di far approvare la legge Zan.

Ormai le voci di dissenso rispetto alla proposta del parlamentare padovano del Pd si alzano ovunque, anche nel centrosinistra, anche nel mondo del femminismo, persino nella galassia Lgbt (vedasi le posizioni che vanno da Arcilesbica a Platinette passando per l’ex presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso).

Hanno tutti chiaro l’intento liberticida di questa legge bavaglio che punta a intimidire e eventualmente incarcerare gli oppositori politici delle piattaforme gay friendly, riecheggiando una sola esperienza nella storia del nostro Paese: quella delle leggi fascistissime del 1926. E così Fedez diventa cantore di regime che da una Rai di regime con prepotenza impone la sua interpretazione di una legge in discussione in Parlamento dileggiando gli oppositori, additando gli avversari politici, senza contraddittorio. 


Se l’avesse fatto Povia quel che ha fatto Fedez sul palco del concerto del Primo Maggio, cosa sarebbe stato detto dagli intellettuali benpensanti? Se ci fosse un po’ d’onestà intellettuale la risposta sarebbe chiara e netta. Ma l’onestà intellettuale è merce rara dalle parti dei mandanti di Fedez.

Esistono solo il loro diritto e la loro opinione. Hanno provato a dirlo Pio e Amedeo in uno splendido e coraggioso discorso per la libertà d’espressione, tenuto il giorno prima di Fedez nell’ultima puntata del loro show su Canale 5.

Chissà quando li rivedremo in tv. E certamente quel discorso sulle reti Rai non sarebbe mai stato mandato in onda. Perché la libertà in Rai è per una fazione sola, ormai. Anche se il canone lo pagano tutte le famiglie italiane.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Maggio 2021, 08:37
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