Marco Giallini è Rocco Schiavone: “Lui, come me, sa che si muore”

Marco Giallini è Rocco Schiavone: “Lui, come me, sa che si muore”

di Donatella Aragozzini
Un poliziotto fuori dagli schemi, scorretto e insofferente alle regole, riporta la fiction italiana su Rai2. Non è L’ispettore Coliandro, che pure ha regalato grandi soddisfazioni alla seconda rete Rai (e ancora ne regalerà, visto che è stata confermata la sesta stagione), ma Rocco Schiavone, 6 puntate tratte dai best seller di Antonio Manzini, in onda domani in prima serata e poi di nuovo venerdì.

Prodotta da Rai Fiction e Cross Productions in collaborazione con Beta, la serie tv ha per protagonista Marco Giallini nei panni di un talentuoso vicequestore romano trasferito suo malgrado ad Aosta per uno sgarbo fatto a un politico, un tipo cinico, saccente e scorbutico che tutte le mattine prima di cominciare a lavorare fuma marijuana, custodita sottochiave in un cassetto della scrivania nel suo ufficio, che si ostina a indossare cappotto e scarpe Clarks nonostante il rigido clima valdostano e paragona ogni persona che incontra ad un animale.

E che nei momenti di solitudine si rivolge alla moglie, uccisa anni prima da proiettili che erano destinati a lui, come se fosse ancora viva. «Un antieroe in Loden svolazzante, fedele a se stesso – lo definisce il regista, Michele Soavi – leggendo i romanzi la prima illuminazione visiva è stata quella di un western moderno». «Ho avuto molta libertà nell’interpretare questo personaggio – spiega Giallini – Rocco Schiavone è uno che ha capito che la vita eterna non esiste, che in questo mondo si muore. Nessuno di noi crede di morire davvero, lui l’ha capito. È a suo modo un anarchico».

«C’è qualcosa di mio nell’aspetto sentimentale di Rocco Schiavone – prosegue – è una cosa che coinvolgerebbe tutti. Mi sono emozionato, per un attore è una cosa bella».

«Vedere Giallini piangere mi ha commosso – confessa Manzini, che ha collaborato alla sceneggiatura – Per me Rocco Schiavone non ha mai avuto un viso. Il fatto che Marco Giallini abbia accettato questo personaggio mi rende felice ma, grazie a Dio, non lo conoscevo mentre scrivevo il libro ed è stato meglio, ha aiutato la mia fantasia. Ora sono inguaiato: quando scrivo di Schiavone, penso alla faccia di Giallini».
Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Novembre 2016, 08:51
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