Marco Della Noce: «Dopo il divorzio 700mila euro di debiti, dormivo in auto ma gli amici di Zelig mi hanno salvato»

Il comico volto noto della tv può finalmente rinascere grazie alla riduzione del debito accumulato sancita dal Tribunale di Monza

Marco Della Noce: «Dopo il divorzio 700mila euro di debiti, dormivo in auto ma gli amici di Zelig mi hanno salvato»

di Redazione web

Con Zelig è entrato nelle case di tutti gli italiani grazie al personaggio di Oriano Ferrari, il capotecnico della scuderia di Maranello, ma la sua carriera nel cabaret è cominciata nel 1982 al Festival di Loano. Oggi Marco Della Noce ha 65 anni e dallo scorso 9 maggio la sua vita è cminciata, per la seconda volta. L'attore era finito a dormire in auto a causa dei debiti che aveva accumulato dopo il divorzio dalla moglie, circa 700mila euro, ma ora che il Tribunale di Monza ha estinto quasi 500mila euro di sovraindebitamento è cominciato il suo riscatto. 

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I debiti

Tra fisco, assegni di mantenimento ai figli e affitti regressi, a Marco Della Noce non era rimasto più nulla. Solo la sua Zafira, che gli ha fatto da casa. In quegli anni si è fermato anche con lo spettacolo: «Non potevo essere creativo perché tutto mi stava scappando via. Non trovavo soluzioni e poi è arrivata la depressione, quindi due anni di cure psichiatriche», ha detto in un'intervista al Corriere della Sera.

Per mettere da parte qualcosa ha fatto diversi lavori, come il vigilante notturno al parco di Monza durante uno street food, sempre pensando a quale esempio stesse dando ai figli: «Oggi mi ringraziano per quello che ho trasmesso in questi anni».

Gli amici di Zelig

Grazie al ridimensionamento del debito con il fisco, ora si sente finalmente di nuovo libero. Quando ha toccato il fondo, ha avuto accanto a sé gli amici di una vita: «Mi hanno aiutato i colleghi e la gente comune. Quando ho toccato il fondo, tutto il gruppo di Zelig si è mosso. Da Giancarlo Bozzo, direttore artistico, a Claudio Bisio, passando per Luciana Littizzetto. Avevano avviato una raccolta fondi. A loro si erano aggiunte le persone che mi avevano pagato una stanza. Da lì passo dopo passo ho trovato una casa. Poi mi ha motivato molto una lettura che ho fatto». Si tratta di Evviva il fallimento di Francesco Chesi. Con la sua storia ora vuole lasciare un messaggio: «Il diritto di fallire. Che non è una brutta cosa. In certe culture è quasi necessario perché significa che ti sei ricostruito. E poi non dobbiamo legarci ai messaggi della televisione: non sono veri».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 9 Giugno 2023, 08:09
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