Marco D'Amore si racconta a Leggo:
“Io, il San Paolo e quei boati da sismografo”

Marco D'Amore si racconta a Leggo: “Io, il San Paolo e quei boati da sismografo”

di Marco D'Amore
Sono nato nel 1981. Mia madre durante il terribile terremoto dell’80 che sconvolse la Campania era incinta e scappando per sfuggire alle scosse, gridava a mio padre: “ ‘o figlio do terremot s’è scetato!”

Da prima di nascere, dunque, ho un legame biologico con le vibrazioni. Quelle terribili che fanno male alla carne e che oggi fanno soffrire tanti nostri connazionali mi colpiscono al cuore e lo devastano. Altre, di natura emotiva e di impatto benefico fanno venire le farfalle allo stomaco e tremare le gambe dall’emozione. Alcune di queste con potenza e anelito lo ho sentite spesso scuotere Fuorigrotta, quando il San Paolo grida ed esplode l’urlo!

Sono tanti gli episodi che potrei citare, tanti i goal che hanno fatto esplodere la bocca dello stadio. Ma la prima partita di Champions a cui ho assistito è stata indimenticabile. Napoli-Manchester. Si è fermato il tempo. Cristallizzato l’attimo al momento del boato. Tanto che, penso, anche il Vesuvio abbia avuto timore di essere travolto e sepolto. Non mi stupisce, allora, che in Napoli-Benfica l’urlo “Champions” del San Paolo abbia mosso i sismografi. Da noi capita...
Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Settembre 2016, 08:29
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