Lello Arena a Verissimo si commuove nel ricordo di Massimo Troisi: «Quel rimpianto resterà per sempre»

L'attore si racconta tra aneddoti divertenti ma anche tra bullismo e quella "sfida stupida" con l'indimenticato amico e collega

Lello Arena a Verissimo si commuove nel ricordo di Massimo Troisi: «Quel rimpianto resterà per sempre»

Lello Arena si racconta a Verissimo, ospite di Silvia Toffanin. L'attore napoletano, che ha appena scritto un libro in memoria dell'amico e collega Massimo Troisi, ripercorre la propria vita.

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Si inizia dall'infanzia, con divertentissimi aneddoti, in perfetto stile Lello Arena. «Andavo a scuola dalle suore e ci facevano recitare la commedia classica napoletana, c'era sempre la recita davanti alla Madre Superiora, una donna anziana e immobile sulla sedia a rotelle. Sospettavamo che fosse morta, sembrava una mummia, e alla fine i più bravi dovevano andare a darle un bacio. Da bambino ero ancora più grasso di ora, quindi nella parte di Pulcinella che non mangiava da 20 giorni dovevo essere stato credibile» - racconta l'attore - «Ho sofferto parecchio bullismo nell'infanzia e negli anni successivi perché ero grassottello e avevo gli occhi storti.

Ho iniziato a fare l'attore nonostante il parere contrario dei miei genitori. Mio padre mi diceva che non ero Cary Grant e mia madre che non avevo proprio la faccia da attore. Quando è arrivato il primo successo a teatro, i miei dicevano "Vabbè, finché dura e finché non si accorgeranno di essersi clamorosamente sbagliati...". Ecco, finora non se ne sono accorti».

Il successo di Lello Arena è legato indiscutibilmente al sodalizio con Massimo Troisi, che viene ricordato per l'appunto nel libro C'era una volta. «Gli devo tutto, mi ha regalato ruoli e personaggi straordinari, mi sono sentito subito fortunato e anche un po' invidiato, ma non poteva essere altrimenti. Massimo era una persona straordinaria, di un altro pianeta se non di un altro universo» - spiega un commosso Lello Arena - «Poi ci furono delle incomprensioni tra noi, cose che potevano essere risolte in cinque minuti e che invece si sono trasformate in una sfida stupida e inutile. Non potevo immaginare che sarebbe morto di lì a poco, avrei potuto dargliela vinta ma non c'è stata l'occasione. Non parlo di rimorso, perché non ho fatto del male a nessuno, ma di rimpianto sì, e quello non potrà mai essere cancellato, resterà per sempre e ormai può essere solo raccontato. Spero che questo esempio possa essere utile per far capire che certe cose così stupide non vanno fatte».


Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Ottobre 2021, 18:44
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