Klara Murnau, la detective sui social: «Falsi profili, truffe e stalking: attenti alle trappole del web»

La detective Klara Murnau, celebre sul web e anche in tv grazie a Celebrity Hunted, si racconta e svela le principali insidie del web

Klara Murnau, la detective sui social: «Falsi profili, truffe e stalking: attenti alle trappole del web»

di Claudio Fabretti

«Spia bohemienne di incerte origini». Si definisce ironicamente così Klara Murnau, la detective divenuta una star del web grazie anche alla sua attività social e alle sue incursioni in tv. L’abbiamo raggiunta per indagare a nostra volta su di lei e sulle sue molteplici attività, dalle classiche investigazioni private ai più insidiosi crimini online.

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Klara, di lei sappiamo che è nata a Cagliari e che suo padre è di Sydney e ha lavorato nell’intelligence militare. Ci può aggiungere qualcosa?

«Amo gli animali, il mio armadio si trova a Vienna, viaggio quasi ogni settimana in un paese diverso e di conseguenza so dire: “Senza aglio!” in più di 10 lingue. Better safe than sorry».

Come ha iniziato a lavorare come detective? E quali sono i settori di cui si occupa prevalentemente? 

«Ho iniziato per caso circa 16 anni fa, grazie all’acume di una famosa detective che mi ha introdotto al mestiere e mai avrei pensato che ne avrei fatto un’arte. Con Europol Istituto di Investigazioni ci occupiamo sia di indagini civili che penali e spaziamo dall’Intelligence aziendale alle classiche investigazioni private e tutto quello che si trova nel mezzo».

Immagino ci siano più difficoltà per voi investigatori privati rispetto agli organi inquirenti ufficiali, è complicato svolgere il vostro lavoro senza violare certi limiti?

«Assolutamente, in Italia la legge ci pone dei limiti che vanno rispettati per dare la possibilità al nostro lavoro di costituire prova in una eventuale sede giudiziaria. Creatività, preparazione e tanta, tanta pazienza, sono alcune delle armi per risolvere casi complessi senza violare le regole».

 

Può sembrare anche un lavoro piuttosto avventuroso: le è mai capitato di trovarsi o sentirsi davvero in pericolo, ad esempio quando gira il mondo sotto copertura? E qual è invece la cosa più strana e curiosa che le è successa durante un’indagine?

«Non sono una persona che tende a sentirsi facilmente in pericolo, per assurdo neanche in situazioni estreme. Sono stata coinvolta in un attacco terroristico qualche anno fa e mentre aspettavamo di essere liberati mi sono resa conto di come forse io funzioni molto meglio in situazioni di stress. Alcuni lo chiamano coraggio, ma forse (anzi sicuramente) è solo incoscienza. Nel corso della mia carriera l’episodio che mi colse più di sorpresa fu durante i miei primi mesi di gavetta, quando un cliente, purtroppo rivelatosi affetto da problematiche di salute mentale, iniziò un principio di stalking nei miei confronti che una sera sfociò in un tentativo di aggressione.

E nonostante le centinaia di casi, anche complessi ed emozionanti svolti in quasi due decenni, sono due le indagini la cui risoluzione mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta. Due semplici casi di tradimento, entrambi nello stesso paesino del sud Italia e a distanza di poco tempo l’uno dall’altro ma che si rivelarono entrambi di natura, ecco, incestuosa. Abbastanza bislacco ed inquietante, direi».

Lei è molto seguita sul web grazie anche al suo fascino, c'è chi l'ha definita una "detective pin-up". Come si rapporta con i social network, considerata anche la delicatezza del suo lavoro?

«Detective pin-up è un termine anacronistico che non credo mi si addica. Ho iniziato la mia carriera giovanissima e sicuramente era inusuale al tempo vedere una detective, diciamo, non totalmente anonima. Ma gli anni passano e così le mode, l’evoluzione consiste nell’abbracciare il cambiamento, in pensieri, opere e look. Con i social media ho un ottimo rapporto, li uso e mi usano -sorrido- con il giusto peso: sono ottimi mezzi di comunicazione e fonte di dati interessanti, soprattutto nelle investigazioni. Allo stesso tempo sono colmi di imprecisioni e disinformazione, è un mare in cui bisogna saper navigare».

Aveva un blog sui tradimenti, ad esempio, e ha creato “Infidélité à la carte - Il tradimento è servito”, il format di Gleeden andato in onda su Instagram Tv. Lì, in pratica, svelava dei consigli per non farsi cogliere con le mani nel sacco da investigatori come lei. Ci può parlare di quella esperienza? E quali sono gli errori più comuni nelle infedeltà coniugali?

«Amo l’entertainment e mi è sempre piaciuto creare progetti e format. Con Gleeden, azienda francese per un pubblico femminile dall’estetica cosmopolita e glamour, è stato ancora più divertente. 

Sia chiaro: non esiste il tradimento perfetto. Esiste solo la giusta tempistica. Oggi tra gli sbagli più banali che possono esporre il “peccato” più antico del mondo, le tracce digitali (whats app, messenger, mail ect) sicuramente prendono il podio degli errori più diffusi.

Ma anche l’essere troppo protettivi con il proprio telefono o computer accende spesso un campanello d’allarme nella mente del partner. Così come il solito cambiare improvvisamente abitudini o comportamenti - anche nell’intimità e non necessariamente in negativo, possono far sorgere dubbi quando si sospetta un tradimento.

Dulcis in Fundo, ricordate che dare del pazzo al partner che ci accusa per discolparci non è mai una buona idea».

Ha anche partecipato a un programma televisivo, “Celebrity Hunted”, naturalmente nei panni della cacciatrice, sulle tracce dei vari vip protagonisti (Francesco Totti, Costantino Della Gherardesca, Fedez, Francesca Barra, Claudio Santamaria etc.). Come è andata?

«Ho partecipato solo alla prima stagione di Celebrity Hunted. L’ho vissuto come una sorta di esperimento che mi ha permesso di conoscere colleghi di cui ho grande stima e anche di stringere un’amicizia a cui do valore».

Parliamo ora dell’occasione che ci ha fatto conoscere: il clamoroso “Caso Nicole Leblanc”. È stata per diversi anni una specie di diva di Facebook, con splendide foto da modella, eserciti di follower spasimanti pronti a mettere un like a ogni suo post e una vita apparentemente perfetta e super-invidiabile, tra lavoro e vacanze da sogno. Poi però abbiamo scoperto, grazie a lei, che la realtà era decisamente diversa. Può ricostruirci questa incredibile storia? 

«Questa storia è l’emblema di come i social possono nella loro superficialità, confondere. Nulla era incredibile ed ahimè la soluzione era lampante nella sua banalità. Proprio per questo poteva essere potenzialmente pericolosa. Quel che mi ha lasciato attonita è stato scoprire come tante, ma tante, persone abbiano per anni creduto ad un profilo così fallace nella sua esecuzione: mai una prova o chiarezza sul lavoro che il soggetto millantava, descrizioni di lusso e high social life che mal si abbinavano alle immagini che postava, nessuna foto concreta delle vacanze incredibili che menzionava, continue affermazioni sempre un po’ sconnesse, foto ritoccate in maniera molto rustica, l’assenza di un qualunque riscontro reale per ciò che dichiarava ed in ultimo, l’esibire un ipotetico marito famoso di cui però postava foto rubate dal web. Insomma, era tutto un po’ “troppo” per poterle dare credito. Se non fosse stato per il reato che stava perpetrando, ovvero “sostituzione di persona” forse sarei rimasta a guardare per vedere quanto ancora in là si sarebbe spinta».

Le capita spesso di scoprire truffe di questo tipo sui social network? Che consigli darebbe al navigatore in buona fede per evitare di caderci?

«In agenzia riceviamo sempre più richieste di investigazione connesse alle problematiche che l’interagire con profili di questo tipo possono creare. Sicuramente obiettività e prudenza sono d’obbligo, quando si è contattati/affascinati dall’account di qualcuno che non conosciamo di persona o che non è direttamente connesso a gente che fa parte della nostra vita. Se dovessimo relazionarci virtualmente con qualcuno che ci sembra interessante e che magari sembra ricambiare, la prima cosa da fare è verificare la genuinità dell'account: - da quanto tempo è stato creato? – che tipo di contatti ha nella lista amici? – ha interazioni con profili che sembrano genuini e che lo conoscono? – ha foto chiare della sua persona e possibilmente con altri soggetti? E naturalmente non condividere informazioni personali o finanziarie via messenger o DM e mai cliccare su link di siti web che arrivano da contatti sconosciuti. Bisogna sempre ricordarsi che la sicurezza in rete è una responsabilità condivisa. Il nostro atteggiamento nei suoi riguardi farà la differenza ed attenuerà il fenomeno delle scam online».

Da osservatrice dei comportamenti umani, come si spiega che una persona possa passare una vita a far finta di viverne un’altra e cercare di convincere tutti che sia così?

«Apparire a tutti i costi è l’effetto collaterale dell’esposizione sul web.

Una diretta conseguenza di quest’epoca prêt - à - manger nella democrazia del social network: tutti hanno diritto e possibilità di esporsi, condividere e mostrarsi. In alcuni casi, la tendenza a costruire una immagine ideale, è una semplice reazione ad insicurezze o insoddisfazioni. Anche la disfunzione familiare, traumi passati, la depressione, e l'ansia possono contribuire alla costruzione di un sé fittizio. Conferme e gratificazioni da fonti esterne, sono oggi il mezzo in cui si misura il valore dell’individuo e le storie di successo nate su Instagram, Facebook, Tik Tok o Twitter, generano aspettative raramente realizzabili ed una disconnessione tra la realtà e virtuale, che può portare ad una profonda sensazione di inadeguatezza.

In ogni caso, è importante sottolineare che queste dinamiche nei casi più severi possono avere radici profonde e complesse e che è necessaria una valutazione professionale per comprendere le ragioni specifiche di questo comportamento».

Immagino che Internet fornisca molti spunti a chi fa il suo lavoro. Su cosa si trova a indagare più spesso?

«Come detective, mi sono trovata dall’avvento del Covid ad un incremento esponenziale del Crimine Digitale. La temibile Scam Romance (o Truffa alla Nigeriana) meriterebbe un saggio a parte, fenomeno insidioso che gioca sui lunghi tempi, ed in cui non sempre si ha la possibilità di aiutare chi ne è vittima.

La frode informatica generica: phishing, truffe online e frodi bancarie.

Il Cyberstalking e Cyberbullismo: in cui gli individui utilizzano mezzi elettronici per perseguitare o intimidire anche persone che conoscono nella vita reale. Ransomware: attacchi che consistono nell'infezione di un dispositivo con un malware che cifra i dati presenti rendendoli inaccessibili e chiedendo un riscatto per poterli ripristinare (pensate a tutti gli account “hackerati” su Instagram) ed il peggiore di tutti i crimini: la Pedopornografia, la cui estirpazione deve essere una priorità. Questi sono solo alcuni esempi, ma la lista è in continua evoluzione a causa della rapidità con cui cambiano le tecnologie e le modalità di utilizzo della rete».

Infine, domanda letteraria: quali sono i detective che l'hanno più affascinata, da Sherlock Holmes a Maigret fino a Montalbano?

«Onestamente non ho un detective “inventato” preferito: Colombo, Poirot, Holmes, Wolf, sono tutti personaggi validissimi e di grande intrattenimento, ma restano pur sempre figli della fantasia del loro autore. Al contrario, uomini reali come Joe Petrosino, uno dei primi investigatori italiani ad emigrare negli Stati Uniti e a lavorare per la polizia di New York contro la criminalità organizzata e Boris Giuliano, brillante e moderno funzionario di polizia e Capo della squadra mobile di Palermo negli anni ´70, assassinato da Cosa Nostra - che lo temeva - rappresentano la mia vera fonte di ispirazione ed orgoglio, come Detective e come Italiana e penso che se le loro storie venissero raccontate, probabilmente si potrebbe mettere per un po’ da parte (con tutto il rispetto), anche Camilleri».


Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Marzo 2023, 15:15
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