Cottini: «La mia danza contro la sclerosi, ma in tempi di coronavirus il governo ci aiuti»

Cottini: «La mia danza contro la sclerosi, ma in tempi di coronavirus il governo ci aiuti»

di Valentina Conti
«Ho scritto tramite una mia collaboratrice al premier Conte per ricordargli la nostra realtà, anche se siamo in una grande emergenza sanitaria». A parlare è Ivan Cottini, il ballerino e modello 36enne diventato noto come il primo malato al mondo di sclerosi multipla a ballare, di cui Leggo ha raccontato la sua storia avvincente. «Serve dare respiro alle famiglie di chi combatte contro una malattia come la mia – spiega - sicuramente non pronte a quello che ci sta capitando».
Come è cambiata la sua vita per l’allarme Covid-19?
«Sto in casa come tutti coloro che rispettano le disposizioni in atto, e sto risentendo tanto dell’assenza di fisioterapia a domicilio».
A quante sedute di ginnastica riabilitativa si sottoponeva prima dell’emergenza?
«Due o tre a settimana, di un’ora ciascuna. Poi da cinque settimane a questa parte, per ovvie ragioni di sicurezza per via della distanza da tenere tra me e l’operatore, tutto è stato sospeso».
È dura?
«Sì, anche se sono uno sportivo, e continuo ad allenarmi e fare ginnastica passiva da solo. Ma non è la stessa cosa. L’ho capito quando ho provato a fare un balletto a casa qualche giorno fa... La danza e il movimento, insieme a mia figlia, sono la mia cura, ma vorrei accendere un faro su realtà molto più gravi della mia».
Un appello “corale” che ha rivolto al presidente Conte, e si è detto anche preoccupato del dopo emergenza. Perché?
«Ci sono anziani a casa da settimane lasciati in balìa dei familiari non “istruiti” a gestirli: vanno incontro ad ulteriori difficoltà. Per non parlare dei ragazzi con problemi mentali o autistici, che hanno dovuto fermare il loro percorso di cure di anni. Dico solo che come hanno diritto a curarsi i pazienti affetti da Covid-19 hanno altrettanto diritto di farlo gli altri, pur in questa situazione surreale. E nel post-emergenza servono risposte sanitarie rapide e puntuali, perché comunque si aggiungeranno pericoli affrontando in contemporanea gli effetti della crisi da coronavirus».
Soluzioni per il momento contingente?
«Fare i tamponi agli operatori e, se sono negativi, rimetterli in attività, con le dovute precauzioni, per fronteggiare i casi più gravi. Facendo riprendere un po’ di fiato alle famiglie».
Diversamente a cosa si andrebbe incontro?
«Non possiamo stare fermi fino a maggio se si dovessero prorogare le restrizioni. Il rischio? Sarebbe quello di buttar via tutto quello che si è costruito in positivo fino ad ora su pazienti come me e molto più critici». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Aprile 2020, 08:30
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