Iginio Straffi: «Il mio Pinocchio altruista e inclusivo». Dal 29 novembre il cartone in onda su Rai Yoyo

Iginio Straffi: «Il mio Pinocchio altruista e inclusivo». Dal 29 novembre il cartone in onda su Rai Yoyo

di Totò Rizzo

«Di Pinocchio i bambini di oggi forse sanno soltanto che è un burattino cui si allunga il naso quando dice bugie. E invece il personaggio di Collodi è molto di più: attraverso esperienze, incontri e sbagli impara e cresce». La pensa così Iginio Straffi, ideatore, regista e produttore con la sua Rainbow (partecipa Rai Ragazzi) di «Pinocchio & Friends», 26 episodi dal 29 novembre su Rai Yoyo, che saranno presentati domani, sabato 30 ottobre, in prima mondiale al Lucca Comics&Games e all’Ittv (il Festival della Televisione Italiana) di Los Angeles.

Straffi, lei sostiene che l’immaginario di Collodi sia spesso sottovalutato.

«Confermo, ed è un immaginario importante, interessantissimo. Basta pensare a tutte le metafore, dal Paese dei Balocchi al ventre della Balena».

E per riscattarlo da questa sottovalutazione, lei cosa fa in «Pinocchio & Friends»?

«Ho cercato di ampliarne l’orizzonte, di attualizzarne il contenuto, non certo di migliorarlo, questo non mi permetterei mai di dirlo».

Per esempio, affiancando al protagonista un personaggio di sua invenzione come Freeda. Forse la rivincita su una certa misoginia che voleva l’universo femminile relegato solo alla Fata Turchina?

«Freeda è una bambola-piratessa che accompagna Pinocchio nelle sue avventure, è la complice nella formazione della coscienza del burattino. Forse c’è anche, come dice lei, il riscatto da una misoginia sottesa nel libro di Collodi o magari misoginia non era, era semplicemente il fatto che un secolo e mezzo fa i tempi non richiedevano in quel tipo di letteratura altri prototipi femminili se non quello della Fata Turchina. Comunque, Freeda è un personaggio determinante nel cammino di Pinocchio verso la conoscenza».

Ecco, appunto: la morale della favola adesso qual è?

«Pinocchio e Freeda si mettono a disposizione degli altri, di chi ha bisogno, il loro è un invito alla solidarietà, all’altruismo. Anche all’inclusione. Prenda Lucignolo: è un emarginato perché è un fanfarone, un raccontaballe. Bene: Pinocchio e Freeda lo aiutano ad inserirsi, ad integrarsi. Può essere una situazione che i bambini vivono normalmente nella dimensione scolastica, no?».

Altri messaggi?

«Mettere in scena avventure in un mondo fisico, dalla partitella di pallone tra i ragazzini nella piazzetta del paese alla passeggiata nel bosco che può far vivere mille avventure e far scoprire mille novità.

Un invito a contrapporsi alla realtà virtuale dei videogiochi, dei tablet e degli smartphone nella quale molti bambini oggi trovano l’unico passatempo, uno stimolo ad una ricerca diversa che non sia quella compulsiva del clic su Google».

Come concilia tutto questo l’artista Straffi con le esigenze dell’imprenditore Straffi, creatore della Raimbow che è tra i colossi produttivi internazionali di questo genere di intrattenimento? Come far andare d’accordo contenuti e mercato?

«Si può, non è impossibile. Bisogna tener chiara la propria missione, se vogliamo usare una parola grossa, non abdicare solo alle regole del business dietro le quali vanno dietro certi grandi gruppi capeggiati da persone più di finanza che di pensiero. E condividere questa passione con il proprio collettivo di lavoro, con i propri collaboratori in uno scambio continuo di idee. Insomma, fantasia e affari non sono necessariamente nemici».

Lei è il papà delle Winx con le quali sono cresciute generazioni di ragazzine…

«Che da personaggi per bambini si sono poi incarnate con il live action in personaggi per un pubblico adulto. Voleva forse chiedermi che impressione mi fa? Beh, per uno cresciuto con i cartoni Looney Tunes che passava la Rai la domenica mattina o con personaggi come Tarzan, Zorro e Pippi Calzelunghe fino all’arrivo, durante l’adolescenza, delle serie animate giapponesi, da Goldrake in giù, fa quantomeno capire come siano cambiati i tempi».

Lei ha anche portato al successo il duo siciliano di «Me contro te»: Sofì e Luì, da personaggi del web a campioni d’incasso nei cinema. Crede nei fenomeni della rete?

«È stata una bella intuizione tra la Rainbow e la Warner, è giusto scovare nuovi talenti, anche sul web, e bisogna mettersi al loro servizio con un team di ideazione e di scrittura che sappia valorizzarli. È accaduto proprio questo con i due artisti siciliani. E il prossimo passo è quello di lanciarli sul mercato internazionale. Insieme ad un’altra novità scoperta in rete nella quale crediamo molto ma che non posso anticipare».

Lei è nato nelle edizioni di Sergio Bonelli. Una scuola importante.

«Fondamentale. Il passaggio del confine da dilettante a professionista. Lavoro duro, dovevi consegnare giorno per giorno un prodotto di alta qualità, con lo stesso stile. È lì che ho imparato - da giovane disegnatore - cosa sono il rigore, l’impegno, la fatica. Da quella linea grafica, uguale dalla prima all’ultima pagina».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Ottobre 2021, 10:20
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