Giuseppe Fiorello: «Io, Baracca, l’uomo che ci ha insegnato a volare»

L'attore in "I cacciatori del cielo" su Rai1: "Un pioniere dell'aviazione"

Giuseppe Fiorello: «Io, Baracca, l’uomo che ci ha insegnato a volare»

di Valerio Di Marco

ROMA - Tra “Top Gun” e “American Sniper”, ma con al centro l’umanità dei personaggi, a partire da quello principale, l’aviatore Francesco Baracca. “I cacciatori del cielo”, docufilm Rai che celebra il centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare, in onda mercoledì 29 marzo in prima serata sulla rete ammiraglia, sceglie la formula della fiction mischiata al documentario, ricorrendo anche a dei video d’archivio, per narrare appunto le gesta di Baracca, l’“asso degli assi”, eroe di guerra in qualità di pilota durante il primo conflitto mondiale nel corso del quale gli vennero attribuiti 34 abbattimenti di aerei nemici prima di morire in combattimento a trent’anni compiuti da poco. A interpretarlo sul piccolo schermo in questo lavoro diretto da Mario Vitale e prodotto da Anele con Luce Cinecittà e la stessa Rai, Giuseppe Fiorello.


Giuseppe, com’è stato calarsi in questo personaggio?
«Di lui mi ha colpito tantissimo l’aspetto umano, più che quello militare. Non andava fiero dei suoi numeri registrati in battaglia e quando per complimentarsi con lui glieli ricordavano, si incupiva. Lui non voleva abbattere la persona che aveva di fronte, ma il simbolo della potenza del nemico, l’aereo».


Lei in carriera ha interpretato due uomini, Francesco Baracca e Valentino Mazzola, che seppur per motivi diversi hanno avuto nel proprio destino il volo. Trova ci siano delle affinità tra loro?
«Sono stati entrambi dei modelli per generazioni di giovani, dei pionieri.

Mazzola lo è stato di un certo modo di giocare al calcio, Baracca del suo modo di volare. Se infatti oggi possiamo usare l’aereo, anche in ambito civile, lo dobbiamo a lui e ad altri come lui».


Secondo quanto ha appreso dai libri di storia, potesse tornare indietro lei si dichiarerebbe interventista o neutralista riguardo all’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale?
«Io sono contrario alla guerra sempre e comunque, per me la guerra è un concetto che non deve proprio esistere. Ho recitato ne “I cacciatori del cielo” non solo per ragioni di interesse storico ma anche perché non è una celebrazione della guerra bensì parla del dolore da essa provocato».


Quanto c’è di ricostruzione storica e quanto di fiction in questo docufilm?
«È normale che chiamandosi film una piccola componente di narrazione ci sia, ma la realtà storica e il contesto sono quelli, frutto anche delle ricerche dei nostri sceneggiatori».


Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Marzo 2023, 07:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA