Ginevra, la “professoressa“ de «L'eredità»: «Che grande emozione il mio debutto a teatro»

Ginevra, la “professoressa“ de «L'eredità»: «Che grande emozione il mio debutto a teatro»

di Totò Rizzo

L’anno vecchio le ha fatto un regalo: un nuovo amore. Quello appena iniziato gliene ha fatto un altro: la prima volta su un palcoscenico. E un filo rosso – o meglio, un nastro – li lega insieme. Ragion per cui, Ginevra Pisani, 23 anni, napoletana, non può che commentare: «È tutto bellissimo». Il nuovo amore si chiama Alessio Vassallo, affermato attore palermitano di teatro, cinema e tv; il debutto si intitola «La concessione del telefono» di Andrea Camilleri, diretto da Giuseppe Dipasquale, una “prima” di successo l’altra sera al Biondo di Palermo, produzione dello Stabile cittadino. Già “professoressa” de «L’eredità» su Ra1, già corteggiatrice di «Uomini e donne» su Canale 5, già modella dall’età adolescente, Ginevra, calato il sipario, ha ricevuto il suo primo applauso da attrice.

Che emozione è stata?

«Un sorriso di felicità che credo mi sia rimasto stampato in faccia tutta la notte».

Le hanno fatto anche una sorpresa…

«Ho voluto che nessuno tra familiari e amici fosse presente al debutto. Poi in camerino è spuntata Roberta, l’amica di sempre, arrivata da Napoli. Ha raddoppiato la felicità».

Sfatiamo la malignità sulla “fidanzata del primo attore”.

«Alessio mi aveva parlato di questo suo nuovo impegno teatrale, una parte che lui aveva già recitato nell’omonimo film di Ra1. A Palermo cercavano una giovane interprete per il ruolo di Lillina. Mi ha detto; “Presentati, fai il provino”. Così ho fatto, come altre».

Il mondo del teatro le era sconosciuto.

«Chi sapeva che la lettura del copione tutti insieme si chiama “prova a tavolino”? Poi, dopo aver letto e riletto il testo, un mese di training intenso, dare volto e voce attraverso i miei colleghi ai vari personaggi, costruire il mio nei dettagli dei gesti e dei toni, guidata dal regista e dai consigli di chi fa questo mestiere da anni».

Qualche pregiudizio per la debuttante arrivata dalla tv?

«All’inizio forse c’erano. Poi hanno capito che io ero qui con umiltà, per imparare».

Da “professoressa” de «L’eredità» ad allieva. Vassallo è stato un maestro severo?

«Confesso che sulle prime le scene con lui mi mettevano soggezione. Ma io, come diciamo a Napoli, sono “faccia ’e cuorno”. E poi sulla scena siamo professionisti, fuori soltanto siamo innamorati».

Il palcoscenico costa più fatica che la televisione?

«Io affronto tutto con lo stesso impegno, anche quand’ero ragazzina sui set fotografici. Può sembrare che a “L’eredità” sia facile, basta la bella presenza, la spigliatezza, dire bene quelle due frasette e invece dietro quell’ora di intrattenimento c’è un grande lavoro».

Flavio Insinna s’è fatto vivo?

«Flavio lo sento tutti i giorni. Dal primo giorno di prove mi ha chiamata: “come va?”, “come ti trovi?”.

Poco prima che partissi per Palermo mi ha regalato un libro che lui tiene sempre in camerino. E mi ha dato un consiglio prezioso: “Mentre reciti non ti criticare, fallo soltanto dopo che si chiude il sipario”».

Ha seguito il consiglio?

«Certo. Quando s’è chiuso il sipario ho lanciato un urlo, “ce l’ho fatta!”. E ai ringraziamenti, quando le luci in sala si sono accese, vedere tutta quella gente in platea, nei palchi, in loggione…».

Ci racconti Ginevra lontana dai riflettori.

«Napoli, famiglia borghese, papà commerciante, mamma poliziotta, un fratello maggiore, Pierluigi, e una sorella più piccola, Lucrezia. Niente di più distante dal mondo dello spettacolo».

È stata caparbia, allora.

«Sì, molto determinata. A 14 anni mandai io la domanda per il primo servizio fotografico. Mamma non voleva, voleva proteggermi da delusioni. Ma ho affrontato tutto sempre seriamente. Per volontà, non certo perché mi sentissi più bella di altre».

È arrivata così anche a «Uomini e donne»?

«Sì, mi sono iscritta senza dir niente a nessuno. Seguivo il programma in tv da ragazzina, quando tornavo a casa dal liceo. Mi convocarono a Roma il giorno stesso dell’esame di maturità. Chiesi una proroga».

Galeotta fu Maria De Filippi, lì conobbe il suo primo amore.

«La mia prima storia vera. Fino ad allora solo filarini, flirt da due settimane. Per Claudio ho fatto tutto ma non rinnego nulla, è stato un capitolo importante della mia vita. È finita perché l’ho lasciato io, non avevo nemmeno 21 anni ma non c’è mai stato tra noi un problema anagrafico, nella vita mi sono sempre messa in relazione con gente più matura di me: mi sono accorta però che l’amore non basta, bisogna essere in sintonia su tante altre cose. È stata una scelta di consapevolezza. E fino a ieri non avevo voluto più storie».

Finché è arrivato Vassallo…

«Ci siamo conosciuti sui social ed è stato solo un rapporto virtuale per due mesi: lui era sul set di un film fuori Roma, io ero a Roma a fare la tv. Ma le telefonate erano sempre più frequenti e più lunghe. Ci siamo innamorati di testa ancor prima di vederci».

Sul suo profilo Instagram ha scritto che quello all’«Eredità» non è stato un addio ma un arrivederci. La rivedremo negli studi tv della Dear allora.

«Certo, voglio tornarci una volta finita la tournée teatrale: quella è la mia famiglia, ci vivo da tre anni, ne ho nostalgia, da Flavio all’ultimo degli attrezzisti».

E un nuovo ruolo a teatro?

«Chissà, a volte se ne parla, in compagnia, nelle cene dopo lo spettacolo. Anche con il regista. Ci piacerebbe portare in scena “C’è posta per te”, il film con Tom Hanks e Meg Ryan».

Vassallo sarebbe il suo Tom Hanks.

«Questo non lo so, bisognerebbe chiederlo a lui».


Ultimo aggiornamento: Domenica 9 Gennaio 2022, 12:01
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