Giletti e Fazio ad alta tensione, scontro su Burioni e sul governo

Giletti e Fazio ad alta tensione, scontro su Burioni e sul governo

di Marco Castoro
Fazio e Giletti come Diomede e Ulisse. Due fiammelle che ardono nell'inferno tv stracolmo di repliche d'annate. Fazio in difficoltà sia per il coronavirus, che l'ha isolato nella tristezza di uno studio in cui neanche i pesci dell'acquario ci vogliono più stare, sia per gli ascolti che lo vedono non superare la soglia del 10% di share. Obiettivo di questa stagione, nonché il minimo traguardo dopo la sofferta permanenza a Rai1. Giletti più paladino che mai nella lotta alle ingiustizie e alle prese con le sue campagne populiste che in passato gli hanno chiuso le porte della Rai perché considerato un grillino (sembra strano oggi, vista la polemica con il ministro Bonafede). Dopo l'ennesima domenica impegnativa Fabio e Massimo non parlano. Preferiscono tacere, non rilasciare interviste e non commentare neanche il loro botta e risposta a distanza, veloce ma frizzante, sull'ospite Roberto Burioni che il 2 febbraio scorso come riportato in trasmissione a Non è l'Arena disse a Che tempo che fa: «In Italia il rischio Coronavirus è pari a zero». E quando Fazio fece notare che in Lombardia già molte persone indossavano la mascherina, il virologo replicò «Sarà per l'inquinamento». Domenica sera Fazio ha risposto in diretta a Giletti, pochi minuti dopo che a Non è l'Arena è andato in onda lo spezzone del 2 febbraio, dicendo in sintesi che non fa onore all'informazione andare a tagliare e riproporre interviste vecchie.

Ma, Burioni a parte, la vera cannonata domenica sera Giletti l'ha sparata nei confronti del governo per la scarcerazione dei boss della mafia (con tanto di nomi e cognomi) e del ministro della Giustizia, Bonafede, con le accuse di Nino Di Matteo, candidato per la nomina a capo del Dap. «Venni raggiunto dalla telefonata del ministro Bonafede ha raccontato il magistrato - il quale mi chiese se fossi disponibile ad accettare il ruolo di capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, o in alternativa quello di direttore generale degli affari penali. Ma poi improvvisamente il ministro ci ripensò». Secondo il magistrato, c'erano state le reazioni nei penitenziari di importantissimi capimafia contrari alla nomina. La risposta del ministro della Giustizia Bonafede non si è fatta attendere, ha chiamato in studio per replicare e smentire quanto detto da Di Matteo. Ovviamente si è alzato il polverone politico con l'opposizione pronta a trarre le conclusioni e chiedere le dimissioni del ministro. Il polverone è diventato polveriera al punto che La7 ha consigliato a Giletti di non rilasciare dichiarazioni ai giornali. Le scarcerazioni dei boss della mafia e la vicenda Di Matteo-Bonafede hanno scosso Giletti e lo si è notato anche durante la diretta, seppure i suoi gesti di stizza - mentre Di Matteo parlava al telefono - erano rivolti probabilmente alla regia che indugiava su di lui con un'inquadratura fissa anziché fare una panoramica in studio. Non è l'Arena di domenica sera ha ricordato a tratti le trasmissioni contro le mafie di Michele Santoro e Maurizio Costanzo. Un programma vivo con interventi in diretta dei protagonisti e con il picco del 13% delle 23:49 che ha fatto alzare la media all'8,8% di share. Dopo le 23 La7 è stata la seconda rete più vista.

riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Maggio 2020, 08:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA