Enrico Brignano: «Le mie battute per liberare dal virus e dalle bollette»

Enrico Brignano: «Le mie battute per liberare dal virus e dalle bollette»

di Donatella Aragozzini
Un live davanti ad un pubblico di 6000 persone, all'insegna della comicità e della spensieratezza. Brignano tutto casa e teatro, lo show andato in onda lunedì su Rai2 (e seguito da 1.769.000 spettatori), ci ha fatto ricordare come erano gli spettacoli teatrali appena pochi mesi fa, prima del Covid-19.

Felice che la Rai abbia deciso di trasmetterlo proprio ora?
«Sì, perché alla gente manca quel minimo di divertimento che permette di non pensare alle bollette. Quello spettacolo l'abbiamo registrato il 31 dicembre, non sapevamo ancora che il Coronavirus avrebbe messo in ginocchio il mondo intero. Finché non si trova il vaccino siamo succubi del virus, siamo tutti nelle mani del Signore. Bloccati in casa, abbiamo visto di tutto, gente stonatissima applaudita, il mio vicino cinese cantare “Sono un italiano vero”...».

La quarantena entrerà nei suoi monologhi futuri?
«Oggi farei uno spettacolo su tutto, mi sto recitando addosso perché mi manca il lavoro, che per me è diletto, passione, sport. Però è difficile dirlo, molti sono stanchi di sentir parlare di Coronavirus e da qui a otto mesi, quando riprenderò gli spettacoli dal vivo, magari non ce ne ricorderemo, magari sarà una cosa talmente remota che diventa inutile parlarne. Il comico deve arrivare leggermente prima, altrimenti non fa ridere».

Come immagina il “dopo”?
«Stiamo vivendo una fase di grande confusione, si parla di 200 posti al chiuso e 1000 all'aperto ma ogni giorno che passa qualche categoria si sente tradita o dimenticata. Nei live noi abbiamo bisogno del pubblico, in ogni spettacolo lavorano tante persone e finché non possono venire a vederci c'è gente a spasso. Io ricomincerò la tournée di Un'ora sola vi vorrei a febbraio, vorrei poter salire sul palco e fare come questo fosse stato un tempo di ghiaccio, prendere in prestito la frase che disse Enzo Tortora quando tornò in onda dopo la vicenda giudiziaria di cui è stato vittima: “Dove eravamo rimasti?”».

Che ne pensa dell'ipotesi di recitare con la mascherina?
«È una cosa impossibile. A parte che siamo ad una distanza tale dal pubblico, che nemmeno sputando lo colpiremmo. E poi dove metti il microfono? La mascherina mette angoscia e oltretutto respiri l'anidride carbonica. È una proposta assurda come quella di andare al mare col plexiglass, i topi da ministero farebbero meglio a stare zitti».

Come vede invece la riapertura dei set?
«Sarà difficile: quelle produzioni che sono già a metà riprese sono disposte a riprendere, ma quelle con un budget basso no, perché il protocollo sanitario fa lievitare i costi».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Giugno 2020, 15:25
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