Uno degli appuntamenti tv più attesi e controversi sta per arrivare su Discovery+. Drag Race Italia, dal 19 novembre sulla piattaforma (dopo l’anteprima sulle concorrenti disponibile già dal 12), porta nella Penisola il fenomeno mondiale lanciato da RuPaul, la famosissima drag che ha conquistato il numero record di 24 Emmy e che ha esportato il suo format in 12 paesi. A gennaio il programma arriva in chiaro su RealTime.
Drag tricolori
Dopo un casting di oltre 1000 performer, sono state selezionate otto concorrenti, che oggi a Milano hanno sfilato per la stampa sulle note di uno dei cavalli di battaglia del programma a stelle e strisce, Sissy that walk.
I giudici italiani sono Priscilla (al secolo Mariano Gallo), Tommaso Zorzi e Chiara Francini. In ogni puntata saranno accompagnati da “guest” del calibro di Cristina D’Avena (nella prima puntata a tema “Italian style”), Ambra Angiolini, Enzo Miccio (che giudica le sfide a tema sposa) e Donatella Rettore. Tra i fan più sfegatati di questo impero arcobaleno c’è Tiziano Ferro, che ha mandato i suoi in bocca al lupo al programma e che partecipa al terzo episodio.
Le concorrenti
Le “scoiattoline” (così vengono chiamate le concorrenti perché “nascondono le loro noci”) si contendono il ruolo di prima Italia’s first drag superstar, vincere un contratto da ambassador MAC cosmetics per un anno e firmare la propria collezione di cosmesi in edizione limitata.
Le otto concorrenti sono: Ava Hangar (36 anni di Carbonia); Divinity (27 anni di Napoli); Elecktra Bionic (27 anni di Torino); Enorma Jean (46 anni di Milano); Farida Kant (33 anni di Lecce); Ivana Vamp (32 anni di Arezzo); Le Riche (35 anni di Palermo); Luquisha Lubamba (33 anni di Bologna).
Tradizioni colorate
In sei puntate, una a settimana, nel talent show otto drag queen si sfidano a colpa di performance, le cosiddette “challenge”.
La parola ai giudici
Sul palco lombardo i giudici hanno anticipato qualche novità, tra cui l’adattamento nostrano di alcuni tormentoni in napoletano, per omaggiare i natali di Priscilla (il “don’t fuck it up” diventa “nun facit strunzat”). “Per me – dice Chiara Francini – questo show è una benedizione, fatto di paillettes ma anche di carne e quindi profondamente filologico, che diverte e veicola messaggi. E di questi tempi in Italia abbiamo davvero bisogno di messaggi così”.
Le fa eco Priscilla: “Per una drag partecipare è il sogno di una vita. La parte più vera di noi viene fuori sul palco: dietro il personaggio c’è la persona che racconta la sua vita. Per tante drag, infatti, questo lavoro è una liberazione perché molti sono stati cacciati di casa a causa della propria omosessualità e vivono la performance come un riscatto”.
“L’incantesimo – aggiunge la Francini – è coprirti per svelarti. L’arte drag è dare l’opportunità di aprire una gabbia. E in questo mi sento un po’ Giovanna D’Arco, arsa, perché quello che abbiamo fatto non è solo per il pubblico LGBT+ ma per tutti”.
“L’energia che si respira – conclude Tommaso Zorzi – è difficile trovarla altrove. E durante alcune passerelle non solo sono rimasto a bocca aperta ma mi sono anche messo a piangere”.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Novembre 2021, 14:26
© RIPRODUZIONE RISERVATA