Il diario di Deborah Iurato a Sanremo:
quei tacchi alti come le mie palpitazioni

Il diario di Deborah Iurato: "Quei tacchi alti come le mie palpitazioni"

di Deborah Iurato
Ebbene sì, la prima è andata e anche il sogno di partecipare al Festival di Sanremo, dinanzi a milioni di persone sintonizzate su Rai Uno, si è finalmente realizzato. Non mi sembra vero! 

Fortunatamente la nostra scenografia prevedeva due sgabelli, altrimenti… Scherzo, naturalmente. Comunque, non immaginate la tensione fino a pochi istanti prima di entrare in scena, amplificata dal fatto che indossassi scarpe con tacchi altissimi.

Scarpe belle sì e particolarmente adatte all’abito realizzato per me da Francesco Paolo Salerno, ma alle quali non sono per niente abituata, anche se nelle ultime settimane, lo ammetto, mi sono “allenata” un bel po’ a casa.

No, nessun portafortuna nascosto tra le pieghe del vestito. Non sono superstiziosa. Prima di esibirmi, dopo aver sentito pronunciare i nostri nomi, mio e quello di Giovanni Caccamo l’amico fraterno col quale duetto, e scandire il titolo della nostra canzone scritta da Giuliano Sangiorgi, ho fatto semplicemente il segno della croce. È l’unica cosa faccio sempre prima dei concerti e degli appuntamenti importanti. Placa le mie ansie.

Stasera toccherà ad altri dieci Big in gara esibirsi. Noi, invece, ci godremo il Festival decisamente più rilassati probabilmente dall’albergo… per vedere l’effetto che fa. A domani.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Febbraio 2016, 08:09
© RIPRODUZIONE RISERVATA