Parola di preside: «Altro che crisi del 7° anno, questo Collegio è il migliore»

Parola di preside: «Altro che crisi del 7° anno, questo Collegio è il migliore»

di Marco Castoro

La settima edizione de Il Collegio è ai blocchi di partenza. Il via scatta stasera su Rai2 (e domani sera c’è subito la seconda puntata). Otto serate complessive, al martedì sempre su Rai2 ore 21:20. Su 7 edizioni solo una volta non era presente il preside Paolo Bosisio, che nel 1958 - l’anno in cui da stasera si riavvolge la macchina del tempo per gli studenti - era in terza elementare.  

Preside, qual è l’edizione che ricorda più volentieri?

«Difficile dirlo. Ogni edizione ha le sue particolarità. Ne dico una la n. 4. Eravamo nel 1982».

E la classe che più le ha dato soddisfazione?

«Più che classe direi singoli studenti. Nella serie che sta cominciando mi hanno dato soddisfazioni tre persone, percentualmente sono più numerose rispetto al solito che al massimo raggiunge un elemento».

Facciamo una fotografia alla generazione Z: vivono su un pianeta diverso o c’è la speranza di riportarli sulla terra?

«Guardi vorrei spezzare una lancia. È chiaro i valori che io ebbi non possono essere gli stessi dei loro. È evidente. Questa non è una colpa né una lesione. Il mondo cambia, i ragazzi cambiano. È ovvio che questa trasmissione ha la caratteristica di mettere a confronto diretto valori del passato con quelli del presente. E lì la discussione diventa interessante».

Quanto sono dipendenti da telefonino e social?

«Ho la sensazione che quest’anno abbiano reagito meglio. Che la dipendenza da telefonino fosse minore, ma non so spiegarne la ragione. Comunque, se alla mia generazione, all’improvviso, avessero tolto la possibilità di parlare al telefono, quello da muro, oppure non adoperare l’automobile ci saremmo trovati nello stesso guaio».

Perché gli adolescenti pensano solo al presente e non guardano al futuro magari facendo tesoro del passato?

«Un’osservazione corretta che confermo.

Quelli che oggi hanno più di 40 anni hanno sempre pensato fin da ragazzi al loro futuro professionale, ci davamo da fare per renderlo migliore, mentre tra i ragazzi di oggi pochissimi hanno una vera passione e la speranza di essere guidati verso un futuro di soddisfazioni. Questo effettivamente è un problema».

Questa edizione come la giudica? È promossa?

«Tra le migliori da un punto di vista del rendimento della trasmissione. Anche il gruppo dei partecipanti, un tantinello più domestico e capace di aprire qualche speranza in più verso il futuro».

Meglio le femmine o i maschi?

«È una certezza: sono sempre più brave le ragazze. Solo nella fantasia di certi maschi inconsapevoli si pensa che gli uomini siano migliori delle donne ma ciò non è mai vero nella storia. E se c’è stato un uomo bravo è perché a fianco aveva una grande donna. Lo dico da figlio di una donna straordinaria che mi ha fatto capire presto quanto valessero le donne. Ovviamente noi facciamo in modo che non appaiono. Anche quest’anno le tre migliori sono tre ragazze».

Nel 1958 cosa c’è di bello e cosa da cancellare?

«In quegli anni iniziò a mio parere quello che è stato il grande disastro della pubblica amministrazione italiana. L’unificazione delle scuole medie che avvenne in quell’anno segnò l’inizio dell’impoverimento della nostra struttura scolastica, poi peggiorato in maniera continuativa fino ad arrivare a quella che oggi è la globalizzazione. Io avrei preferito la vecchia Italia».


Ultimo aggiornamento: Sabato 22 Ottobre 2022, 16:13
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