Claudio Lippi dopo le frasi choc (e l'esclusione dalla Rai): «Non mi riconosco nelle affermazioni a me attribuite»

Il conduttore replica dopo la decisione di Viale Mazzini di non collaborare in futuro

Claudio Lippi dopo le frasi choc (e l'esclusione dalla Rai): «Non mi riconosco nelle affermazioni a me attribuite»

di Redazione web

Claudio Lippi non ci sta. Dopo la diffusione di alcune sue dichiarazioni che hanno portato la Rai a escludere qualsiasi tipo di collaborazione futura, il conduttore si difende da quella che ha definito una «grave lesione» alla sua immagine. 

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Claudio Lippi dopo l'esclusione dalla Rai

«Ho subito un attacco alla mia privacy in modo maldestro e una grave lesione della mia immagine: sto valutando con il mio ufficio stampa e con i miei legali come contrattaccare»: lo dice all'Ansa Claudio Lippi, dopo la decisione di Viale Mazzini di escludere qualsiasi tipo di collaborazione con lui in seguito ad alcune dichiarazioni riportate da organi di informazione e ritenute dall'azienda «lesive della reputazione della Rai e dei propri dirigenti». «Non mi riconosco nelle affermazioni che mi sono state attribuite: non userei la parola farabutto neanche per il mio nemico più acerbo e difendo con una lotta continua la libertà di scelta sessuale», sottolinea Lippi, 78 anni. «Sono una persona perbene. E sono anche un cittadino libero e decisamente schierato con il nuovo governo, formato da persone che conosco personalmente, a partire da Berlusconi, e dal rapporto personale con Salvini e Meloni. Conosco la capacità, la passione, l'onestà di questa coalizione nel proporre programmi che si possano mettere in pratica, cosa che, da cittadino, non ho rilevato negli ultimi anni con i precedenti governi, né nell'attuale opposizione in cui non c'è coesione. Ma non credo che si possa essere condannabili per queste idee». «Ho 59 anni di lavoro alle spalle, un pubblico che crede in me e nella mia onestà intellettuale e la difenderò fino alla morte», conclude Lippi.

Le frasi choc

«Basta con la propaganda dei Fazio e delle Annunziata. Basta con la "kultura" con la k», aveva detto il conduttore. «Serve il linguaggio popolare di Giorgia (meloni, ndr)», ha aggiunto auspicando anche «meno gay e gaie» in tv che in questi anni hanno lavorato «solo per il fatto di esserlo». Il conduttore - si legge su La Stampa - dice che cinque anni fa Matteo Salvini e Giorgia Meloni gli hanno chiesto una mano: «Volevano avere un parere, uno sguardo esterno sulla Rai, da chi la tv la conosce». E ha risposto «che ci vuole il sorriso. La Rai deve entrare nelle case degli italiani dicendo 'buonasera'. Con leggerezza e intelligenza, non con la propaganda». Fa i nomi di Fazio e Littizzetto, «se ne sono andati loro. Fazio ha raccontato bugie, dicendo che la pubblicità faceva incassare il triplo di quanto costava il programma. Ma se costava 450mila euro a puntata, incassava 1 milione e 200mila di pubblicità?». Secondo Lippi «Fazio è stato un farabutto: lui e la sua sorellina avevano già pronto un contratto milionario con Discovery.

Ma sa che c'è? Basta pigiare il nove sul telecomando per vederli ancora, qual è il problema?».

Lippi ne ha anche per Lucia Annunziata: «Propaganda, 'kultura' con la k. Ora basta. L'ha vista l'intervista alla ministra Roccella? Cattiva, aggressiva. Non è Rai quella». In Rai, sostiene, «serve un linguaggio popolare. Giorgia (Meloni, ndr) è una 'popolana di Garbatella'. Ha vinto le elezioni parlando agli italiani e alle italiane. Serve quel linguaggio lì». Nel mirino anche l'ex responsabile dell'Intrattenimento di prime time: «Stefano Coletta, il direttore che per fortuna non c'è più, ha fatto lavorare gay e gaie solo per il motivo di esserlo. Tanti e tante che non avevano alcuna competenza, la Rai usata per fare coming out. Ma le pare? Allora anche noi etero dovremmo fare coming out, no?».


Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Giugno 2023, 14:38
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