Baby su Netflix, la serie sui Parioli a luci rosse: «Raccontiamo il lato nero della Roma bene»

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di James Perugia
«Se hai 16 anni e vivi nel quartiere più bello di Roma il tuo è il migliore dei mondi». Comincia con queste parole di una delle due protagoniste Baby: la seconda serie italiana prodotta da Netflix dopo Suburra, in uscita venerdì nella piattaforma online. Ma il mondo dorato della Roma bene è un'apparenza, che nasconde segreti e solitudini. La serie prende spunto dal caso di cronaca delle baby prostitute dei Parioli (2014). Ma non vi aspettate nulla di morboso. Il regista Andrea De Sica (che si alterna dietro la macchina da presa ad Anna Negri) all'anteprima stampa dei due primi episodi spiega che: «La storia dei Parioli è stato uno spunto, raccontare un quartiere che non è solo quello che vuol far credere al resto del mondo Ognuno dei personaggi ha un problema che li accomuna tutti, la prostituzione è solo una delle possibili declinazioni». Un concetto su cui tornano anche i Grams, collettivo di giovani scrittori che ha creato la serie: «Baby parla della ricerca d'amore in un universo in cui non esiste: la prostituzione è semplicemente l'esempio più forte per declinare questo conflitto».
 
 


Una favola nera in cui a volte gli adulti sono più fragili degli adolescenti, come la madre di una delle protagoniste, interpretata da Isabella Ferrari: «Una donna ingenua, incapace di prendere in mano le cose pratiche della vita», racconta l'attrice. Anche Monica, il personaggio di Claudia Pandolfi, all'apparenza più controllata, nasconde conflitti: «Suo marito da tutto per scontato, mentre lei ha una rivoluzione interiore». Le due giovanissime protagoniste sono interpretate da Benedetta Porcaroli e Alice Pagani, che hanno appena qualche anno in più dei loro personaggi, ma sono certe di una cosa: «Il cinema serve a farsi domande, non a dare risposte», come dice Porcaroli. Nei primi due episodi, Baby riesce molto bene in questo.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Novembre 2018, 13:57
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