ROMA - «Se moriremo, ritorneremo», si dicono Mirta e Robin (Alice Pagani e Rocco Fasano) un attimo prima di iniettarsi una potente droga negli occhi e iniziare a lacrimare nero. Lei, effettivamente, muore e poi si risveglia: esce dalla tomba come nella miglior tradizione degli zombie horror e, sperando di ritrovare anche Robin, inizia una ricerca che, in fondo, è soprattutto di sé stessa. Dopo aver già indagato i lati oscuri dell’adolescenza con la sua opera prima I figli della notte e con la serie Baby, Andrea De Sica vira verso un horror romantico con Non mi uccidere, ispirato al romanzo omonimo di Chiara Palazzolo e in arrivo sulle principali piattaforme dal 21 aprile.
«Considero questo film il terzo capitolo di una mia personale saga sull’adolescenza. Se pensate che il mio studio è dentro un liceo, capite quanto io voglia sentirmi ancora adolescente – confessa il regista – In ogni nuovo progetto, però, sperimento: qui al centro ci sono l’azione e la fisicità». E la violenza, anche estrema, di un genere cinematografico affrontato con audacia. Mirta, infatti, capisce che per sopravvivere deve mangiare carne umana e compie un difficile percorso per venire a patti con la sua nuova natura: «Da adolescenti ci si sente mostri, isolati, anormali e bisogna imparare a sbranare la vita per accettarsi», spiega De Sica.
Partendo dalle atmosfere del film e passando per la grande somiglianza del protagonista con Robert Pattinson, è facile pensare a Twilight ma, precisa il regista, «Quella saga non è mai stata un nostro riferimento.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 19:17
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