Andrea De Sica: «Il mio horror romantico non è un melò come Twilight»

Andrea De Sica: «Il mio horror romantico non è un melò come Twilight»

di Michela Greco

ROMA - «Se moriremo, ritorneremo», si dicono Mirta e Robin (Alice Pagani e Rocco Fasano) un attimo prima di iniettarsi una potente droga negli occhi e iniziare a lacrimare nero. Lei, effettivamente, muore e poi si risveglia: esce dalla tomba come nella miglior tradizione degli zombie horror e, sperando di ritrovare anche Robin, inizia una ricerca che, in fondo, è soprattutto di sé stessa. Dopo aver già indagato i lati oscuri dell’adolescenza con la sua opera prima I figli della notte e con la serie Baby, Andrea De Sica vira verso un horror romantico con Non mi uccidere, ispirato al romanzo omonimo di Chiara Palazzolo e in arrivo sulle principali piattaforme dal 21 aprile. 


«Considero questo film il terzo capitolo di una mia personale saga sull’adolescenza. Se pensate che il mio studio è dentro un liceo, capite quanto io voglia sentirmi ancora adolescente – confessa il regista – In ogni nuovo progetto, però, sperimento: qui al centro ci sono l’azione e la fisicità». E la violenza, anche estrema, di un genere cinematografico affrontato con audacia. Mirta, infatti, capisce che per sopravvivere deve mangiare carne umana e compie un difficile percorso per venire a patti con la sua nuova natura: «Da adolescenti ci si sente mostri, isolati, anormali e bisogna imparare a sbranare la vita per accettarsi», spiega De Sica. 


Partendo dalle atmosfere del film e passando per la grande somiglianza del protagonista con Robert Pattinson, è facile pensare a Twilight ma, precisa il regista, «Quella saga non è mai stata un nostro riferimento.

Con il collettivo GRAMS* e Gianni Romoli, con cui ho scritto il film, siamo partiti dal romanzo del 2005 di Palazzolo, che avevo letto prima che uscisse Twilight. Quello, poi, è un mélo travestito da horror, mentre Non mi uccidere affonda in una dimensione più drammatica e cruda». Il film è impreziosito dall’interpretazione di un inquietantissimo Fabrizio Ferracane e da una colonna sonora notevole, che comprende anche due featuring nati dall’incontro con artisti hip hop: il duo francese Orties e la rapper Chadia Rodriguez che, su testo di Jake La Furia e con la voce di Alice Pagani, ha dato vita al brano che scorre sui titoli di coda. «È proprio dalla musica che nasce il mio linguaggio visivo - sottolinea De Sica – Con Andrea Farri abbiamo composto le musiche prima e poi le abbiamo suonate durante i sopralluoghi, la scrittura, la preparazione degli attori: ha aiutato molto tutti a entrare nell’atmosfera della storia». Una storia che declama il suo statement anche sulla “rivincita femminile”: «Qui le donne hanno un legame forte tra loro e hanno l’ultima parola in un mondo che tende a sottometterle: questo, per me, è esaltante».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Aprile 2021, 19:17
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