Manuel Agnelli, lo scopritore dei talenti di X Factor

Manuel Agnelli, lo scopritore dei talenti di X Factor

di Alvaro Moretti
Un severo cercatore di identità nascoste nei gruppi di ragazzini che X Factor 11 gli affida: il Manuel Agnelli anno secondo dei talent show per il leader degli Afterhours. Severo come un papà. Potrebbe esserlo anagraficamente, per i ragazzini che gestisce quest’anno come giudice della categoria dei gruppi

Un giudice papà: sono troppo irriverente a immaginarla così?
«Mica tanto. Fa impressione, dopo trenta anni di Afterhours ancora in celebrazione guardare a ragazzi che si sono appena messi insieme e che si affidano a me per questa incredibile opportunità che è un talent come X Factor. E’ che mi hanno categorizzato così, so anche essere un cazzone, ma la gente è rassicurata da una immagine da clichè: comunque vedrete che non mi sono ammorbidito senza essere un Pinocchietto, ma un po’ diverso sì.Anche perché ormai ho almeno sette imitatori, la cosa mi rende orgoglioso ma direi che basta».

Un giudice dalla cultura musicale alta al secondo anno dopo l’eversione del debutto.
«Io qui mi ci sono trovato benissimo. Non ho potuto portare a termine la mia missione fino in fondo e allora rieccomi».

Cosa è mancato ad Agnelli Manuel?
«Avevo artisti che non scrivevano canzoni, voci interessanti. Coi gruppi il lavoro sarà più profondo».

A partire dalla lingua: più italiano come pretende Mara Maionchi, ad esempio?
«Beh, per scrivere testi in italiano - dice con la faccia finalmente severa alla #ManuelAgnelliStroncaCose - bisogna conoscerlo, l’italiano...»

Dall’analfabetismo canoro a quello identitario: il tema dei temi per Manuel, giusto?
«Giusto. Da X Facotr sono usciti troppi ragazzi con la voce carina ma che poi fuori hanno poco da dire. Non è Vota la Voce, XF! E’ il luogo dove si premia il talento intrinseco, che è identià e non immagine appunto. La musica in Italia ha bisogno di tornare a cercare dei caratteri, come capitava in passato anche in generi che non amo».

Un esempio, please?
«Rino Gaetano, una mosca bianca: artista pop, con un tratto identitario fortissimo. E Iannacci».

Ma oggi qui gli farebbero fare Strafactor a uno come lui.
«Vero: sbagliando non supererebbe i bootcamp di XF. E invece era un genio assoluto».

Lavori con un creativo della scenografia come Luca Tomassini, che costruisce attorno a questi ragazzi un contenente sfavillante.
«Vero, ma avercelo anche coi miei austeri Afterhours un genietto come Luca. Magari poterselo permettere uno come lui per i live, ai tempi: un gran contrasto creativo».

A proposito di tempi: questo è il tempo dell’Indie... emoziotivo come dicevi qualche tempo fa... Un indie del riflusso o del reflusso
«Servono termini appropriati, le parole sono importanti... Come diceva un Moretti che non sei tu. Di indie non vedo niente, non c’è una scena indie. C’è una scena. E in questa scena il più interessante che non sia una roba vista e rivista è MOtta. Ci lavorerei bene in squadra con uno come lui».

Cosa resterà a Manuel Agnelli di X Factor?
«La forza di questo programma mi sarà utile per tornare a organzzare qualcosa come i festival Tora Tora. Con più forza, facendo più rumore»

E più social.
«Io sui social non ci sono, ma alcuni dei fake sono incredibili per come interpretano me alla perfezione. In ogni caso non sono social, ma neanche asocial, dai».

No, infatti, un severo cazzone che ama il talento e lo cerca come un rabdomante l’acqua
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Novembre 2017, 11:42
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