Alessio Boni: «Il mio Ambrosoli, un samurai impavido»

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di Donatella Aragozzini
ROMA - Si intitola Giorgio Ambrosoli. Il prezzo del coraggio la docufiction di Stand By Me con Alessio Boni, in onda domani in prima serata su Rai1, che ricorda il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana a quarant’anni dal suo assassinio.

Perché è importante ricordare Ambrosoli?
«Perché è un grandissimo esempio per la sua semplicità e normalità, era un avvocato moralmente coerente, integerrimo, che faceva il suo lavoro e nonostante le minacce, nonostante avesse tre figli piccoli, è andato avanti, mantenendo la leggerezza in famiglia».
Ha visto il film di Michele Placido “Un eroe borghese”, con Alessandro Benvenuti, o la miniserie “Qualunque cosa succeda” con Pierfrancesco Favino?
«Sì, ma solo prima di iniziare le riprese di questa docufiction. Lo confesso, non sapevo molto di Ambrosoli, solo che era stato ucciso dai cattivi. Per questo reputo un regalo enorme aver accettato questo ruolo, guai se non lo avessi fatto».
Il materiale video su Ambrosoli è praticamente inesistente: come ha studiato il personaggio?
«Ho studiato moltissimo un’intervista di una tv svedese, per cogliere i suoi atteggiamenti, ad esempio come teneva le mani. Ho poi parlato molto con la moglie Annalori e il figlio Umberto, che mi hanno raccontato la sua schiena dritta, il suo modo di parlare, il tono di voce mai alto. Aveva un respiro interiore, da samurai».
Quali saranno i suoi prossimi impegni in tv?
«A marzo cominceranno le riprese de La compagnia del cigno 2, saranno anche stavolta 6 puntate. È stato bellissimo incontrare quei ragazzi, sono un esempio perché studiano, stanno anche 6 ore a fare solfeggio».
E al cinema?
«Ho finito di girare Calibro 9, il sequel del film Milano calibro 9 degli anni 70: riprende quella storia, il protagonista è il figlio del personaggio interpretato oggi come allora da Barbara Bouchet. Nel cast anche Marco Bocci, Ksenia Rappoport e Michele Placido, la regia è di Toni D’Angelo».
E poi c’è il teatro, con il Don Chisciotte.
«Sì, mi “donchisciottizzo” ogni sera con Serra Yilmaz nei panni di Sancho Panza. Saremo in tournée fino al 5 aprile, a Roma all’Ambra Jovinelli dal 25 marzo».
La sua è ormai una carriera trentennale: che cosa pensa guardandosi indietro?
«Che devo ancora cominciare. Non guardo a quello che ho fatto ma a quello che devo fare. Se mi guardassi indietro vorrei rifare tante cose, perché tutto può essere migliorato. Ma non si può essere perfetti e magari un’incertezza può creare empatia nel pubblico».
Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Dicembre 2019, 15:37
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