Urbano Barberini con Danilo Rea, Le Rovine di Adriano: così potere e malaffare volevano distruggere la villa dell'imperatore

Urbano Barberini con Danilo Rea, Le Rovine di Adriano: così potere e malaffare volevano distruggere la villa dell'imperatore
Va in scena all’interno della XXIII edizione del festival franco-italiano Una Striscia di Terra Feconda lo spettacolo "Le rovine di Adriano". L'appuntamento è per domani 27 agosto alle ore 21.00 nell’incredibile cornice della Rocca dei Borgia di Subiaco. Il testo è di Nello Trocchia con lettura scenica di Urbano Barberini accompagnato da Danilo Rea al pianoforte.




Tra rievocazione e denuncia, il testo tratta le vicende che accompagnarono lo scellerato progetto di costruire una discarica accanto alla magnifica Villa di Adriano, patrimonio UNESCO. Una storia di rifiuti e soldi che ha fatto il giro del mondo rischiando di diventare la Caporetto della cultura italiana e che, invece, ha segnato un’importante vittoria della società civile sulla politica degli affari. Una storia tutta italiana, drammaticamente attuale, che si ripete questa volta con il tentativo di fare una discarica per rifiuti speciali in pieno Agro Romano Antico, nel Comune di San Gregorio da Sassola, con vista sulla valle degli acquedotti romani, a un passo da Villa Adriana e da Ponte Lupo, una delle opere di ingegneria idraulica più importanti al mondo.

Fondatore e coordinatore di Salviamo Villa Adriana, il comitato nato per contrastare il progetto di costruire una discarica a Corcolle, località a 700 metri dal sito archeologico di importanza mondiale, Barberini darà vita a una lettura scenica che ricostruirà le vicende del 2012 di cui è stato protagonista insieme alla grande attrice Franca Valeri, facendo nomi e cognomi dei responsabili dello scellerato progetto.

Perché una discarica a Villa Adriana? Ciclicamente Roma ripiomba in una nuova crisi rifiuti. La città eterna è funestata da immagini di sacchetti, degrado e incuria. Perché? Chi sono i responsabili? Chi ha ridotto così la capitale di un paese del G7? Il caso della Villa di Adriano è un sospiro che racconta l'affanno, un esempio per capire l'inganno.

Lo spettacolo è un viaggio tra musica e parole, un affresco su un sistema spartitorio, il racconto di un saccheggio consumato nel silenzio e nel consociativismo di troppi. Un racconto che ha un inizio e una fine nello stesso posto: la Villa di Adriano. Perché è metafora di fasti antichi e futuro a rischio, di passato glorioso e presente in affanno, di arte e meraviglia di fronte a presagi funerei e immondi. Perché dietro un sacchetto scorgi un lembo di storia patria. Il teatro civile non è la risposta, ma una possibilità di accesso, di comprensione, di tempo sospeso, di riflessione aperta e comune.

"Questo Paese deve imparare il dovere della memoria, un dovere quasi come quello di non uccidere e non rubare, un undicesimo comandamento civile: non dimenticare quello che è stato. In questa storia sfugge il bello, è colpa e silenzio, risate e imbarazzo, appena entriamo dentro al palazzo.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Agosto 2020, 15:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA