Roma, Teatro Quirino: per i lavoratori dello spettacolo in arrivo 100 pasti caldi gratis

Teatro Quirino, per i lavoratori dello spettacolo in arrivo 100 pasti caldi gratis
Il Teatro Quirino riapre il 15 maggio, ma solo dalla porta “secondaria” di via delle Vergini. La sala e il foyer resteranno silenti, mentre il bistrot “Comedian cafè” si riorganizza per offrire cento pasti gratis al giorno ai lavoratori dello spettacolo che possono averne bisogno. «Con Geppy Gleijeses, con il quale divido la direzione artistica del Quirino, ci siamo chiesti: come possiamo essere d’aiuto in un momento come questo? E allora abbiamo pensato che avremmo potuto offrire ai colleghi in difficoltà, nel totale rispetto dell’anonimato, un pasto take away, che si farà anche per gli altri clienti» ci spiega il regista Guglielmo Ferro, 54 anni, figlio di Turi Ferro. «Parlo a nome di un gruppo di persone, una ventina tra abbonati e attori, che finanzieranno l’iniziativa. Se poi 100 pasti non basteranno, spero che si uniscano altre persone al nostro progetto per poterne offrire 200». 

Il mondo del teatro, gli attori, lavoratori dello spettacolo, artisti di strada, potranno telefonare dal 15 maggio per un mese, dalle 9 alla 12 (al numero 06.83784804) per prenotare un pasto, «comunicando solo il cognome e la matricola Enpals». E se si scoprissero sforniti di questo numero di matricola, se non lo trovassero? «Si troverà facilmente una soluzione, Di certo non saremo fiscali. La Chiesa e tanti gruppi di volontariato stanno già facendo moltissimo, ma il nostro pensiero è andato istintivamente alla nostra categoria, che è stata messa in ginocchio» continua Ferro.

La gravità della situazione è ben nota al Ministero delle attività culturali e del turismo, che ha stanziato ieri una quota del Fondo emergenze dell’ultimo decreto legge, per complessivi 20 milioni, «a sostegno degli organismi operanti nel settore dello spettacolo dal vivo (teatro, danza, musica e circo) che non sono stati destinatari di contributi a valere sul Fondo Unico per lo spettacolo nell’anno 2019».

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Ogni beneficiario non potrà ottenere più di 10.000 euro. E bisogna dimostrare di aver fatto, «tra il 1 gennaio del 2019 e il 29 febbraio del 2020, un minimo di 15 rappresentazioni e aver versato contributi previdenziali per 45 giornate lavorative, oppure aver ospitato almeno 10 rappresentazioni». Sono interventi che non riguardano quindi i singoli soggetti.

Ma come hanno vissuto finora gli attori costretti a smettere di lavorare a causa dell’emergenza Covid19? «Io non ho percepito i 600 euro di bonus per quattro maledetti giorni di differenza. Tra i paletti che erano stati fissati c’era l’aver fatto, nel 2019, almeno 30 giornate lavorative con contributi versati. E io ne avevo solo 26!» ci racconta Stefano Ambrogi, 60 anni, che ha lavorato nel passato con Massimo Popolizio e che negli anni ha fatto tante piccole parti al cinema come attore brillante, diretto da Vanzina, Verdone, Brizzi.

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«La situazione è drammatica in generale» ci dice Luigi Di Fiore, 55 anni, una carriera iniziata con Gassman e Strehler, volto noti in tv (La piovra, Un posto al sole, I Cesaroni). «Sarei dovuto partire per la Valle d’Aosta per girare una puntata di Rocco Schiavone, ma è tutto rimandato a giugno» conclude Di Fiore, anche lui escluso dal bonus per la stessa ragione. «Non voglio parlare di me, ma immaginiamo un’attrice, una donna, che nel 2018 ha fatto tre film, due serie tv, quattro spettacoli, e che nel 2019 è rimasta incinta e ha dovuto smettere di lavorare. Ecco, è giusto che questa collega venga trattata come una non professionista?».

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Ultimo aggiornamento: Domenica 10 Maggio 2020, 11:38
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