Shakespiria, la rivisitazione del Riccardo III al Teatro Abarico di Roma

Shakespiria, la rivisitazione del Riccardo III al Teatro Abarico di Roma
Come nasce il male? Come si sviluppa e cosa diventa, se sopravvive a sé stesso, terminata la sua parabola?
La vicenda personale di diversità vissuta da Riccardo di Gloucester racconta la fitta trama di relazioni, scontri, arditezze riuscite o fallite in cui, per arginare il dolore ricevuto, il protagonista “vive in un cimitero” fino al punto da dover scegliere fra la propria esistenza e quella del proprio potere.



L’omosessualità viene presa a pretesto per significare l’impossibilità di essere accettati, la giustificazione delle maschere che nella vita di corte diventa parotica e, ognuno con la sua personale, condivisa da tutti, con un risultato grottesco. Nel “palazzo” non si aggirano persone ma barbe finte; figure che si esprimono - e soprattutto amano - solo in funzione del potere.

Il legame sessuale è necessario come garanzia di possesso dell’individuo ma molto di più dei suoi beni (erano moderni loro o siamo antichi noi ?). Si va a letto - e tutti devono saperlo - per ufficializzare un’alleanza, una lobby diremo oggi, e ben poco importa l’inclinazione o il gusto personale... purché l’unione sia socialmente accettabile.
Una omosessuale non poteva certo esserlo.

La regina esiliata Margherita D’Anjou, con la sua seduttività ormai inutile, incarna questo fallimento e la punizione che ne deriva; la sua sconfitta diverrà la resa dei conti per tutti, e il corpo degli unici sopravissuti - Elisabetta di York ed Enrico Tudor, volutamente esclusi da questa rappresentazione di morte - sarà il contratto in cui le due famiglie rivali veranno costrette a convergere per permettere all’Inghilterra di continuare ad esistere.

Riccardo primeggia in spietatezza ma tutti gli altri attori della vicenda non sono da meno: ognuno nasconde la sua deformità morale e alla fine sarà proprio il più vile a prevalere. Anche qui non sembra che in cinque secoli le cose siano cambiate di molto, ed è piaciuto inserire qua e là nel testo frasi o parole di spiccato sapore attuale proprio per sottolinearlo.

Quindi è grazie all’intuizione e all’ardimento del protagonista che si scoglie il nodo della guerra delle due rose. E ancora una volta possiamo considerare come da una visuale “perversa” giunga la soluzione che in nessun altro modo sembrava arrivare.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Maggio 2019, 18:57
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