Scala, Chailly difende la prima con “Boris Godunov”: «Non c'è propaganda pro Putin»

Zittisce le polemiche Riccardo Chailly all’indomani della richiesta del console generale d’Ucraina a Milano Andrii Kartysh di cambiare il titolo del cartellone di inaugurazione della stagione al Teatro alla Scala il 7 dicembre con “Boris Godunov” del russo Musorgskij.

Scala, Chailly difende la prima con “Boris Godunov”: «Non c'è propaganda pro Putin»

di Rita Vecchio

Arte e politica non devono interferire. Zittisce le polemiche Riccardo Chailly all’indomani della richiesta del console generale d’Ucraina a Milano Andrii Kartysh di cambiare il titolo del cartellone di inaugurazione della stagione al Teatro alla Scala il 7 dicembre con “Boris Godunov” del russo Musorgskij.

La richiesta arriva per «bloccare eventuali elementi propagandistici» e non «assecondare ambizioni scellerate e gli innumerevoli crimini». E dove la risposta del direttore musicale Chailly è decisa: «Toccare quest’opera sarebbe come toccare Dante o Shakespeare. Bisogna vedere lo spettacolo per accorgersi che non c'è propaganda pro Putin».

Per quanto la casualità ci abbia messo del suo - il titolo era stato scelto con il Sovrintendente Mayer già due anni prima dell’inizio della guerra Russia/Ucraina -, addentrandosi a studiare il libretto di Musorgskij ci si rende conto che è così.

Non è un’opera filo-zarista e nemmeno anti-zarista, è un’opera di condanna in cui il popolo ha (e avrà) una voce protagonista contro le oppressioni di chi è al potere. Alla sua nona inaugurazione di stagione del Piermarini, Chailly dirigerà per la regia di Kasper Holten uno dei capolavori del teatro musicale, una vicenda tetra sulla linea del Macbeth verdiano, nella prima versione in 7 scene che nel 1869 fu bocciata. Troppo innovativa per quei tempi e per la Russia. E in Scala vedremo la stessa audacità con qualche novità e sorpresa.


Ultimo aggiornamento: Domenica 13 Novembre 2022, 19:58
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