Un curioso fenomeno astrale: così si potrebbe definire l'incrocio tra due orbite di pianeti decisamente differenti come lo sono Sarah Bernhardt e Laura Morante. Da una parte la diva dai modi stravaganti, «l'ultima attrice del diciannovesimo secolo» che, nella sua casa di Parigi, si circondava di animali esotici anche feroci. Dall'altra, una delle migliori attrici italiane attuali, ciò nonostante un perfetto esempio di anti-diva. Per vederle vivere insieme e una presenza ulteriore nel personaggio pucciniano della Tosca, ci voleva uno spettacolo come Io Sarah, io Tosca. In scena al Parenti da martedì, la pièce - scritta dalla stessa Morante è un viaggio nel mondo della diva adorata da Wilde e ammirata da personaggi come Freud, Proust e Hugo. «Sarah era anche avversata però, spiega Laura Morante ad esempio da Cechov, che non la sopportava. E dietro le apparenze e la leggenda c'era una donna dalle origini complicate, un padre mai conosciuto sebbene dicesse che era bello come un dio, una mamma cortigiana d'alto bordo, due sorelle prostitute. Una donna calunniata dai giornali, che ebbe un marito morfinomane, insomma un personaggio che pagò un prezzo altissimo per la sua celebrità».
In una scena minimale, con costumi evocanti l'Ottocento, Morante si cala nella voce di Sarah («quando parlo di lei la chiamo sempre così, per nome») e nei giorni che vedono Bernhardt nei giorni precedenti al debutto de La Tosca al Théâtre a Parigi nel 1887. «Leggendo molti testi su di lei spiega ho costruito un legame inspiegabile, tanto da poter leggere tra le sue righe: alcune sue lettere personali mi hanno confermato pensieri reconditi che avevo intuito nella sua autobiografia».
Della diva, poi, resta l'assoluta modernità: «Fu la prima attrice a diventare brand.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Gennaio 2022, 08:25
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