Manuel Frattini: «Priscilla sono io». Sul palco del musical ispirato al film da Oscar

Manuel Frattini: «Priscilla sono io». Sul palco del musical ispirato al film da Oscar

di Alessandra De Tommasi
Pinocchio, Robin Hood e Peter Pan a teatro hanno lo stesso volto, Manuel Frattini. E ora il re del musical si cimenta per la prima volta sui tacchi a spillo di Bernadette, protagonista di Priscilla-La regina del deserto. Nell'adattamento - vincitore di due Tony - dell'omonimo film Premio Oscar tornano in scena le colorate avventure di tre amici (una transessuale e due drag queen) in viaggio su un torpedone rosa alla ricerca di un nuovo capitolo della propria vita.

Perché Priscilla è ancora attuale?
«Ne abbiamo bisogno oggi più che mai. Viviamo in tempi in cui occorre ancora sottolineare che il colore dell'amore va sdoganato».
Come?
«Questo è uno spettacolo per famiglie e sono felice di vedere sempre più bimbi e ragazzi tra il pubblico. L'unica cosa che mi hanno giustamente rimproverato è il numero di parolacce in scena».
Cosa direbbe la gente vedendo Bernadette per strada ?
«Avremmo voluto girare un spot al mercato rionale, sono sicuro che dopo la curiosità iniziale in molti e molte avrebbero voluto esserle amica».
Priscilla è la risposta giusta all'intolleranza?
«Non ho mai sentito commenti fuori luogo, nessuno ha storto il naso e alla fine ci si ritrova tutti in piedi a cantare, ballare, applaudire».
La scena più emozionante?
«Quando Bernadette scopre di avere accanto una persona che finalmente la accetta, un uomo, peraltro etero, per lei una conquista enorme. In molti si riconoscono, capiscono cosa voglia dire trovare il grande amore o desiderare figli che, per un motivo o per un altro, poi non arrivano».
Un sogno?
«Portare Priscilla nelle scuole, sarebbe un bell'upgrade per aiutare i ragazzi a scoprire la propria identità. Esistono ancora genitori che non accettano il coming out di un figlio. Che sofferenza venire rifiutati dalla propria famiglia.
Lo ha sperimentato?
«Ho sempre avuto un appoggio totale dai miei. A scuola invece ero una specie di Billy Elliot, i compagni non capivano come potessi preferire la danza al calcio».

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Marzo 2019, 09:48
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