Pino Insegno: “La mia vita come un film”. Al Castello di Santa Severa le 60 sfumature di Pino con Federico Perrotta

Pino Insegno: “La mia vita come un film”. Al Castello di Santa Severa le 60 sfumature di Pino con Federico Perrotta

di Valentina Catini
Pino Insegno ha una carriera – e una vita - piena di storie da raccontare. Comico, doppiatore, presentatore televisivo e doppiatore, Insegno sarà al Castello di Santa Severa il 14 agosto, per raccontare con il piglio ironico che lo contraddistingue, 60 Sfumature di Pino, un viaggio attraverso gli occhi di un artista che fa della sua stessa vita un film, una rappresentazione in cui realtà e finzione si uniscono per regalare sorrisi e riflessioni divertenti.
 
 

Pino Insegno al Castello di Santa Severa con 60 sfumature di Pino. Che cosa ci racconterà?
«Tutte le sfumature di una carriera dedicata all’arte, allo spettacolo, al doppiaggio, al cinema, alla televisione. Proprio attraverso le “sfumature” di questa carriera colgo l’occasione di entrare in contatto con l’evoluzione che hanno avuto i mezzi di comunicazione in tutti questi anni. Chiaramente lo scopo non è quello di autocelebrare me ma di raccontare i grossi cambiamenti che ci sono stati e la capacità di adattarsi a questi ultimi… Twitter, Youtube, Instagram, sono tutti mezzi di comunicazione che nei fatti hanno apportato dei mutamenti nel linguaggio, spingendo ognuno di noi ad adeguarci a questi nuovi modi di comunicazione»

Che impatto ha avuto il Covid nel mondo dello spettacolo, e in particolare, nel teatro?
«Il Covid ha bloccato un sistema che sicuramente non stava navigando nell’oro ma proprio per questo, l’interruzione brutale di tutto, ha fatto si che le problematiche di base si siano intensificate. Il fatto di non considerare l’industria dell’intrattenimento e del cinema una cosa fondamentale è un errore che sta alla base…pensiamo cosa avremmo fatto se durante il lockdown non avremmo potuto vedere i film o gli spettacoli in streaming»

C’è qualcosa che dovrebbe cambiare nel mondo dello spettacolo?
«Le problematiche del settore sono profonde, vanno ricercate probabilmente in un meccanismo forse superato di attribuzione dei fondi e qui sto parlando del FUS ed anche della gestione dei teatri, ma quello che manca a mio modesto parere è una cultura dei nuovi spettatori: a teatro vanno in genere dai 50 anni in su, questo significa che quelli dai 20 ai 40 noi li abbiamo persi per sempre come spettatori e se vogliamo ricominciare dobbiamo farlo dalle scuole»

Un pensiero sul teatro, arena privilegiata di tutti gli artisti, contatto diretto con il pubblico.
«Penso che il teatro a scuola debba diventare una materia di studio perché sarà sempre utile, ad esempio per il public speaking. E’ importante a tutti i livelli usare la voce e la sua impostazione, ma anche avere fiducia in se stessi… ecco cosa fa il teatro: fa giocare e attraverso questo- soprattutto da giovani - permette di acquisire una certa sicurezza...non tutti devono diventare attori ma protagonisti della vita che si disegna. E’ importante che i ragazzi siano invogliati ed incuriositi da ciò che c’è al teatro, quello che trasmette, cosa insegna».

Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
«Di studiare, di vedere se è solo un’infatuazione il pensare di voler fare questo mestiere o se è una vera passione. Per farlo bisogna studiare e nutrirsi di cinema, di letture ricordando che non è la fama che fa diventare un attore bravo ma è la fame di cultura e di voglia di condividere ciò che si ha dentro»

Ci sono giovani comici italiani che la incuriosiscono?
«Sono molto attento ai giovani comici, ne sono circondato sin da quando con mio fratello ho fatto l’Accademia di talenti. Molti di questi giovani hanno partecipato a trasmissioni di successo, come Colorado, Italia’s Got Talent. Ci sono tanti giovani talenti venuti fuori dall’Accademia Corrado Pani che io e mio fratello abbiamo diretto per molto tempo. Tra l’altro è un’Accademia gratuita pagata con un progetto europeo e che ha creato occupazione. Se vuole un nome, il primo che mi viene in mente è il mio collega Federico Perrotta con il quale condivido il palco. Mi piacciono tantissimo altri che vedo in giro, adoro anche la slam poetry, poeti che si sfidano con le rime»

Progetti futuri?
«Ci stiamo organizzando: il periodo del lockdown ci ha fatto pensare, ci siamo nutriti di tanti film, di copioni…sicuramente c’è la volontà di mettere in scena nuovi prodotti che abbiano come fine “motivare”.
D’altronde è anche questo uno degli obiettivi di chi fa teatro: riconsegnare un momento di civiltà importante alle persone che si siedono in platea in modo tale che possano uscire meglio di come siano entrate, in modo tale che possano divertirsi e allo stesso tempo emozionarsi. Lasciare qualcosa allo spettatore è la cosa più bella del mondo. C’è qualche bella novità per un rientro dopo cinque anni in televisione: mi piace il linguaggio televisivo e mi auguro di avere un pubblico importante per il mio rientro nei prossimi mesi in tv ».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Agosto 2020, 11:12
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