Il greco Papaioannou a Torinodanza: «Ballerini nudi in scena, perché noi siamo nudi»

Il greco Papaioannou a Torinodanza: «Ballerini nudi in scena, perché noi siamo nudi»

di Simona Antonucci
Tavole, pietre che evocano l’arte povera di Kounellis fanno da cornice a un susseguirsi di visioni: la Lezione di Anatomia di Rembrandt diventa una rappresentazione pulp e la Venere di Botticelli un ragazzo pudico. Quadri di impressionante potenza iconografica che prendono vita sotto una luce tagliente come le tre donne in tacchi a spillo e guepière che trascinano un uomo nudo in un inquietante mondo del cabaret o l’Astronauta di 2001-Odissea nello spazio che si avventura in un’Odissea terrena.
 
 

Il greco Dimitris Papaioannou è un artefice di emozioni, coreografo di una danza che non ha nome, ma che è ricca di sollecitazioni, un creativo interdisciplinare che regala movimento all’arte, ironia alla mitologia. Dal 20 settembre (fino al 22) è il protagonista del Festival Torinodanza, con il suo Grande Domatore, spettacolo tra danza, teatro e arti visive, e con Inside, video installazione, per meditazione visiva. I corpi dei suoi ballerini reinventati come in un’opera cubista saranno in scena alle Fonderie Limone fino a sabato, mentre trenta attori per sei ore consecutive (ma si può, uscire, dormire, sognare), animeranno, dal 20 al 22 settembre, l’installazione alle Officine Grandi Riparazioni.

Cinquantaquattro anni, greco in ogni tratto e colore del suo viso, Papaioannou ha esordito come disegnatore e fumettista, è arrivato nel mondo della danza grazie a Bob Wilson, è diventato famoso al grande pubblico per aver curato le cerimonie delle Olimpiadi di Atene del 2004. E a maggio scorso, riceve la “medaglia”: è il primo coreografo a firmare uno spettacolo per il Tanztheater Wuppertal fondato da Pina Bausch.

Chi è il Grande Domatore? Un dittatore? Un artista?
«È il tempo. Il mio gioco con il mito greco. Un tempo arcaico che diventa metafora per il nostro presente. Per dire che abbiamo una data di scadenza. E la permanenza sulla terra va vissuta appieno come un viaggio pieno di speranza».

Lei, proprio come un Domatore, reinventa i corpi. Anche questo è un gioco?
«Il corpo è la base del mio lavoro. Cerco di tirar fuori ogni possibilità. Mi spingo fino a deformarlo per eccitare l’immaginazione».

Spesso i ballerini sono nudi in scena. Perché?
«Perché noi siamo nudi. Nuotiamo nudi, facciamo l’amore nudi. È il modo più naturale di stare al mondo».

Un messaggio sensuale? Sessuale?
«Dipende dallo sguardo. Anche l’acqua o il legno possono essere sensuali. La sessualità è un’altra cosa».

Che cos’è?
«Una cosa importante».

Lei racconta di essere stato scoperto grazie a Internet.
«È così. Ho cominciato a fare un lavoro di editing dei miei lavori e li ho messi online. Quando sono stato contattato dai produttori avevo già una mia audience».

La crisi economica, come quella che sta attraversando oggi la Grecia, può essere un motore per nuove creatività?
«Io non sono un figlio della crisi economica. Sono nato molto prima. E comunque lo sapremo tra qualche anno. Al momento ho qualche riserva».

Che cosa pensa di Yorgos Lanthimos, regista, faro della cultura contemporanea del suo Paese?
«Ci conosciamo da sempre. È un artista molto brillante. Prima di lavorare nel cinema, ha girato molti video dei miei lavori. E abbiamo collaborato alle Olimpiadi».

Nel suo spettacolo ci sono riferimenti a Botticelli, Kounellis, Rembrandt, Kubrick. Con le musiche di Strauss. Che cose tiene insieme tutte queste suggestioni?
«Riferimenti all’immaginario collettivo. Un modo di dialogare. Ma la scelta, spesso, è casuale. Ognuno di noi ha in testa una sua enciclopedia. E via via che lavoro si formano delle figure che rimandano ad altre figure».

Ma l’astronauta non può essere casuale.
«Le faccio io una domanda. Perché le è venuto in mente Kubrick? Sono bastati il valzer e l’astronauta per pensare a Odissea nello spazio. Kubrick è un genio».

Lei racconta che ogni volta che vedeva uno spettacolo di Pina Bausch l’amore per le persone aumentava.
«Non è importante lo spettacolo in sé, ma quello che ti lascia dentro.
Al cibo buono, preferisco il cibo che ti dà energia». 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Settembre 2018, 15:59
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