Michela Cescon debutta a teatro da regista: «Con "La donna leopardo" riscoprirete Moravia»

Michela Cescon debutta a teatro da regista: «Con "La donna leopardo" riscoprirete Moravia»

di Ferruccio Gattuso
Gli esordi richiedono stimoli speciali, e quello da regista di Michela Cescon, attrice di cinema e teatro, già premiata col David di Donatello per il ruolo della moglie dell'anarchico Pinelli nel film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, si è dato una missione speciale: «Quella di smontare diversi luoghi comuni», spiega lei stessa. Lo fa con la pièce La donna leopardo, al Piccolo Teatro Grassi da oggi al 3 novembre, adattamento dall'omonimo romanzo (l'ultimo) di Alberto Moravia.
Cosa l'ha conquistata di questo testo?
«Volevo fortemente Moravia, da molti ingiustamente considerato accademico e noioso: la sua è invece una scrittura di estrema teatralità, tanto che lui stesso si definiva un drammaturgo mancato. E poi scegliere Moravia da donna, dimostrare che, al di là di un supposto maschilismo dell'autore, sono i personaggi femminili il vero motore delle sue storie. Infine, cimentarmi come regista pura pur essendo stata sempre attrice».
La donna leopardo è la storia di una perdita di controllo: un'ossessione molto occidentale.
«Sì, è un mirabile testo con al centro quattro borghesi occidentali, un giornalista, un editore e le loro mogli, giunti in Gabon per un reportage. Il grande Cuore di Tenebra dell'Africa scardina i loro ruoli».
Il potere sensuale dell'Africa?
«Sì, il disagio di fronte a un ambiente e a una natura che condizionano corpo e pensieri sconvolge i protagonisti. E ne nasce una relazione a quattro. Non a caso Moravia, quando andava in Africa, si portava dietro sempre una copia di Cuore di tenebra di Joseph Conrad».
Come vive l'Africa sul palcoscenico?
«Mi sono affidata a un gioco di luci e proiezioni di colore, assolutamente non filmiche. Cubi che si muovono in scena a mutare ambienti e a dare un senso di claustrofobia».
Quali sono i suoi prossimi progetti? C'è sempre spazio per il cinema?
«Ho appena lavorato a un film del regista milanese Marco Bonfanti, intitolato L'uomo senza gravità. È l'unico titolo italiano che, dopo il passaggio nelle sale cinematografiche, approda dal 1 novembre sulla piattaforma Netflix, diffuso in 163 Paesi. Sono protagonista insieme a Elio Germano».

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Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Ottobre 2019, 08:57
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