La Primavera di Lundini al Teatro di Ostia Antica: «Che noia la politica e il calcio!»

La Primavera di Lundini al Teatro di Ostia Antica: «Che noia la politica e il calcio!»

di Marco Castoro

Teatro Ostia Antica dal 12 al 14 settembre tre appuntamenti sold out con Valerio Lundini. Che one man show sarà?

«Tre spettacoli in giorni diversi ma uguali. Mi spiace dirlo, ma tante volte uno comprasse tre biglietti deve sapere che vedrà tre volte lo stesso spettacolo con la piccola differenza che nella terza data dirò una frase diversa: “questa è l’ultima delle tre date”. Ho riadattato vecchie cose che ho scritto riportandole in scena per un pubblico nuovo. È un insieme di sketch, canzoni, interazioni tra me e degli audio e video. Sul palco ci sono solo io, creo degli espedienti per far sembrare che ci sia più gente. È la sindrome dell’impostore».

Che effetto fa essere considerato il fenomeno innovatore della tv. Con “Una pezza di Lundini” ha rinnovato il linguaggio della comicità televisiva. Il direttore di Rai2 Ludovico Di Meo stravede per lei.

«Mi fa piacere. Ma se parlano tanto di me non penso che sia per merito mio ma del programma, questo mi aiuta a non sentirmi chiamato in causa».

Quante puntate sono andate in onda finora?

«Più o meno 50. Più faticose quelle girate una volta alla settimana perché avevo sei giorni per pensare “forse non è buona”. Mentre quando ne registravo una al giorno era creatività pura».

Le battute le escono spontanee oppure fanno parte di un suo repertorio nascosto?

«Non ho repertori. Sarei in imbarazzo se mi dicessero: sali sul palco e intrattieni le persone. Tendo a scrivermi delle situazioni lunghe, dove funziono meglio. Le frasi che dicono mi vengono al momento. Possono essere efficaci o no, ma non sono battute».

Quando intervista un ospite si sente più Floris o Marzullo?

«Più Floris».

Che bambino è stato Valerio?

«Uguale ad adesso ma con molti anni di meno. Mi sono sempre divertito a inventare dei mondi per fuggire dalla normalità che mi annoiava. Nel tempo fortunatamente è diventato un mestiere e non un hobby come pensavo fosse».

A scuola tutto bene?

«Alti e bassi. Semestri bene, semestri maluccio. Non sono mai stato né il primo della classe né un somaro. L’ultimo anno di liceo ho preso i debiti perché non mi andava più. All’Università, a Giurisprudenza, mi bocciavano in tutto. Poi ho preso Lettere e mi sono laureato».

Più bullo o bullizzato?

«Non sono mai stato menato. Bullismo come uno sfottò che valeva per chiunque. Alle medie si vive un periodo buio per tutti perché gli alunni sono piccoli ma si credono grandi e non accettano di essere piccoli. Sono al bivio: essere stronzi o persone normali».

Che cosa pensa della politica?

«La seguo poco.

In un periodo mi interessavo di più perché lavoravo in un posto in cui bisognava contare i minuti dei politici nei tiggì. Quindi vedevo tutto, contavo e sapevo anche la formazione dei ministri. Adesso potrei essere uno di quelli che vengono intervistati sulle spiagge e alla domanda chi è il presidente della Repubblica rispondono Bergoglio».

Per quale squadra di calcio tifa?

«Per me calcio e politica sono la stessa cosa. Vengo da una famiglia di romanisti quindi per quiete familiare tifo Roma. Ma per me 90 minuti sono lunghissimi».

Anche quando gioca l’Italia?

«Mi piace il periodo dei Mondiali perché mi riporta a bei momenti. Non è snobismo, anzi mi piacerebbe seguire il calcio con passione».

Il momento finora più bello della sua vita?

«Forse quando sono nato ma non lo ricordo».

E della sua carriera?

«Vari momenti. Per tre anni ho suonato con una band Vazzanikki. Un gioco di parole per dire vado a vedere i Vazzanikki, come se fosse Iva Zanicchi».

Ha il green pass?

«Ce l’ho nel portafoglio e apprezzo il fatto che funzioni. Perché in genere quando hai qualcosa di burocratico c’è l’intoppo».

Quali sono i suoi programmi tv cult?

«Ho guardato tutti i giorni per tre anni i Simpson. Mi ricordo “Si o No”, un programma con Claudio Lippi dove i concorrenti portavano le cuffie e non sentivano la domanda ma dovevano rispondere». 

Zelig o Drive In?

«Zelig l’ho sempre perso. Conosco alcuni personaggi, ma non lo seguivo. Drive In l’ho recuperato dopo. Ero troppo piccolo allora. Gli Anni 80 e 90 sono stati davvero unici».

Ha mai pensato al cinema?

«Mi piacerebbe. Ma devo trovare un’idea per un film. Non mi piace pensare a un esperimento solo per vedere come va». 

Le piacerebbe condurre Sanremo?

«Non è una cosa a cui penso ma se me la propongono dico di sì. Può essere divertente, c’è tanto materiale».

Ama più il mare o la neve?

«La neve, anche se l’ho vista quattro volte in vita mia. Non amo l’estate, non amo il mare».

Non mi dica che preferisce la pioggia al sole…

«La pioggia ovviamente è una seccatura. Associo sempre l’estate al malessere perché ogni anno in quel periodo mi succede qualcosa o mi viene una malattia. Vivo male il caldo e la noia dell’estate. Facciamo che scelgo la primavera».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Giugno 2022, 12:02
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