La sorpresa a Max Giusti gliela facciamo noi: lo aspettiamo davanti al teatro Olimpico

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La sorpresa a Max Giusti gliela facciamo noi: lo aspettiamo davanti al teatro Olimpico e lui la scenografia scovata in Spagna, ispirandosi ai megashow di Guetta e altri dj, non l'ha ancora vista montata. Da stasera al 4 marzo sul palco ci sarà lui, mattatore e trasformista («la voce narrante è quella di sir Elton John, che quando ti canta Candles in the wind vuol dire che non stai in grande forma»): Va tutto bene, ma con un'emoticon che lascia capire che l'aspettativa di chi è nato come Max quasi 50 anni fa era un'altra.
«Lo spettacolo è quasi tutto nuovo: il pubblico romano ha diritto a questo, anche se spesso alla gente piacciono i cavalli di battaglia. Lotito e Malgioglio stavolta non ci sono, a meno di bis, troveranno il numero del cinquantenne in discoteca con la ragazza di 25 e che ricorda i suoi 20 anni... Penso che riderete molto di questo e di Ligabue cui basta cambiare l'attacco della canzone per scoprirlo in versione assai diversa dal solito».
Max ha appena rinnovato il suo impegno con la superpotenza mondiale, Discovery, che ne farà ancora il team leader del canale Nove. «Sono felicissimo: sono arrivati Crozza e Gomez e tanti altri. E confermano me e la carta bianca datami con Boom. Sono onorato».
«Va tutto bene arriva dal titolo della canzone che ho inciso con gli Statuto. Ma anche dall'idea che tutti quelli che come me, nati tra il 65 e l'85, sono cresciuti aspettando il 2000. Negli anni 80, tutti a studiare, prendere la laurea. Ma non bastava, serviva anche il master. E oggi ci ritroviamo che la vera tendenza, colui che davvero riesce a riunire la famiglia davanti alla tv, è il cuoco. Anche se ora si chiama chef, è snob e ha il nome ricamato sulla giubba».
«Niente band sul palco, ma un set da mega-dj super-elettro-funk («ma la scenografia a me ricorda i miei amatissimi Genesis») e una batteria che pare quella di De Piscopo. In ogni caso la sfida col pubblico è: è questo il futuro che ci aspettavamo? C'è Roma «quella di Spelacchio, ma anche quella dei romani che vogliono tutti aprire una casa-vacanza, un bed-and-breakfast fuori porta puntando sulla casa di nonna. E quindi gufandola».
Alvaro Moretti
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Febbraio 2018, 09:48
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