L'arte di imitare, Gianfranco Butinar 150 personaggi con la «mia voce»: da Franco Califano a Francesco Totti

Al Brancaccio è in scena con Arte d'identità in cui ripercorre i suoi cavalli di battaglia e 30 anni di imitazioni

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di Paolo Travisi

Ha iniziato ad imitare le prime voci che era ancora un bambino. Poi l’imitazione è diventata il suo curriculum artistico, che l’ha portato in tv, al cinema ed a teatro. Gianfranco Butinar ha girato i palcoscenici d’Italia con Arte d’Identità, il nome del suo spettacolo (al Brancaccio di Roma il 6 dicembre), in cui racconta “il viaggio di 30 anni, da quando ho iniziato a fare le prime serate in cui si prendevano le percentuali sull’incasso. Nella prima guadagnai 60 mila lire”.

Perché imitare è un’arte?

La vedo più come un dono. Da quando sono bambino sento un suono da cui nasce la voglia di interpretare quel personaggio.

Quante voci ha imitato?

La Gialappa’s band, con cui collaboro dal 2002, ne ha contate circa 150 tra sport, spettacolo e personaggi pubblici, ma se conto tutte le persone che ho conosciuto sin da piccolo, si superano i mille.

Quella più difficile da imitare?

Non ce n’è una difficile, perché l’imitazione mi giunge all’orecchio, non la vado a cercare riascoltandola di continuo, perché altrimenti non avrebbe più un’anima. Per questo, ad esempio, non ho mai imitato Pippo Baudo perché la sua voce non mi ha mai cercato e penso che nessuno lo abbia mai realmente avvicinato, forse solo Gigi Sabani nel modo di camminare.

Gigi Sabani, è stato dimenticato?

Questo paese è così, lui come il mio maestro, Franco Califano è stato considerato un peccatore. Da piccolo io imitavo Sabani che imitava gli altri, è stato un punto di riferimento. Mi è dispiaciuto, un talento andato via troppo presto.

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Con Franco Califano, che rapporto c’era?

Mi cedeva il cellulare quando volveva cambiare fidanzata affinché facessi la sua voce.

Primo ero un suo fan, poi ad un concerto nel 1991 ci fece fare le ore piccole, diventammo amici, infine suo confidente. Porto con me un bagaglio enorme di esperienze.

L’ha interpretato in un film, come andò?

Lo girammo in pochi giorni, lo feci gratis per rispetto del maestro, non so se si poteva fare di più, ma sono contento che fu presentato anche a Cannes.

L’interpretazione che fa più ridere?

L’ultimo Maurizio Costanzo e Totti che fa il cruciverba fa ridere ed è diventato virale, non perché sia uguale alla voce, ma è l’idea.

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Fare la voce di qualcun altro non è anche una condanna?

Molti finiscono per perdere la loro identità, a me non pesa mai, ma ogni tanto faccio sentire anche la mia voce.

Il vip a cui non è piaciuto?

Mi dissero di Albano, ma spesso sono leggende del mondo dello spettacolo. Accettare un’imitazione è anche una forma di grandezza, come Califano che ha accettato imitazioni anche becere.


Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Dicembre 2022, 16:11
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