Francesco Montanari: «Le prime risate dell'umanità ecco i miei Menecmi». Al Teatro romano di Ostia Antica

Francesco Montanari: «Le prime risate dell'umanità ecco i miei Menecmi». Al Teatro romano di Ostia Antica

di Emiliana Costa
A 23 anni ha raggiunto il successo planetario nei panni del Libanese con la serie-cult Romanzo criminale. Poi tanto cinema, teatro e perfino audiolibri, fino ad arrivare a un altro ruolo – quello del magistrato Saverio Barone nella fiction di Rai2 Il cacciatore - che lo ha consacrato al grande pubblico generalista e che gli è valso la Palma d’Oro al Cannes International Series Festival. “La recitazione in teatro o sullo schermo – dice – è identica. Bisogna tirare fuori le viscere e rappresentare l’esperienza umana”. L’istrionico Francesco Montanari domani sera sarà in scena all’Ostia Antica Festival 2020 con i Menecmi di Plauto. Pièce che porterà in giro per l’Italia per tutta l’estate.

Di che opera si tratta?
«È la prima commedia della storia dell’umanità, fino a quel momento c’era stata solo la tragedia. I Menecmi sono due gemelli identici separati alla nascita, che si rincontrano dopo lunghe peripezie dando vita a tanti equivoci. È da qui che nasce la commedia di Shakespeare e di Goldoni. È un’opera del 2200 A.C. molto innovativa. Per la prima volta Plauto mette in scena la liberazione di un servo da parte del suo padrone».

Da qualche tempo sta prestando la voce per una serie di podcast che raccontano i grandi classici. Come nasce questo progetto?
«In quarantena, leggevo Otello a mio cognato di 12 anni. Mia moglie Andrea Delogu mi ha suggerito di farne una serie di podcast, disponibili ora su Spotify per la regia di Leonardo Carioti. L’obiettivo è far arrivare questi testi a chi non li frequenta. I prossimi saranno Romeo e Giulietta e Amleto».

Dagli audiolibri a un’audioserie.
«Mi ha contattato Gianrico Carofiglio per interpretare l’audioserie prodotta da Emons L’avvocato Guerrieri, tratta dal suo romanzo Le perfezioni provvisorie. La prima stagione sta avendo un grande successo».

Ha raggiunto la popolarità giovanissimo con il Libanese, cosa ha significato per lei?
«Romanzo criminale è diventato in breve tempo un fenomeno culturale. Mi sentivo come i Beatles, mi tiravano regali dalle finestre. Ma l’etichetta da portare è stata ingombrante, il telefono non squillava più. Anche per gli addetti ai lavori ero il Libanese. Poi è arrivato il teatro e tutto si è sbloccato».

Chi è per lei Saverio Barone, protagonista della serie Il cacciatore?
«È un ruolo meraviglioso. Non è il classico magistrato con la cravatta, ma un uomo con fragilità, pieno di ombre. Manda in malora la sua vita privata per affermarsi. È un archetipo in cui ci si può riconoscere».

Prossimi progetti?
«Sarò protagonista del film Con le mie mani di Fabio Resinaro sul delitto Torregiani. Poi girerò la terza stagione della serie Il cacciatore e sarò di nuovo in tournée con mia moglie con lo spettacolo Il giocattolaio. Recitare con lei? È stato bellissimo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Luglio 2020, 15:07
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