Enzo Garinei, morto a 96 anni: tra teatro, cinema e tv, un caratterista con lo spessore del protagonista

Enzo Garinei, morto a 96 anni: tra teatro, cinema e tv, un caratterista con lo spessore del protagonista

di Totò Rizzo

Chissà se “la voce di Dio” che è stata il suo ultimo ruolo, anche se fuori scena, in “Aggiungi un posto a tavola, gli avrà procurato un bonus per l’ingresso in Paradiso. Fatto sta che Dio si è trovato davanti con Enzo Garinei – morto a Roma a 96 anni – il suo ultimo “interprete”. E pur se fuori scena, nascosto in un palco o in una barcaccia, l’impavido Enzo aveva voluto seguire la tournée dello spettacolo, non si era arreso a lasciare alla produzione e alla compagnia una semplice voce registrata, e agli applausi finali, chiamato da Gianluca Guidi – erede di Johnny Dorelli pure nel ruolo di don Silvestro – si alzava dal suo posto defilato e, illuminato dall’occhio di bue, si prendeva una vagonata di ovazioni.

Bravissimo caratterista, il Garinei fratello minore di Pietro, patron del Sistina insieme con Sandro Giovannini, e padre della commedia musicale italiana. Eppure, nonostante l’importante congiunzione familiare, Enzo ha percorso una carriera lunga oltre settant’anni anche lontana dai velluti grigio-rossi del tempio romano dello spettacolo leggero. Di quei caratteristi vecchia scuola che davano al ruolo – per tempi comici, timbri, inflessioni, ingresso in scena e battuta saettante – lo spessore del protagonista. E non a caso, il sottotitolo della sua biografia, “1926: io c’ero” è “Il protagonismo del caratterista”. Per trasmettere questa sua arte aveva dato vita, a Roma, ad un’accademia teatrale.

Dopo le prime esperienze sul palcoscenico di rivista, fu il cinema a renderne popolare il volto e a valorizzarne il talento e in particolare fu Totò il primo a credere in lui. Garinei affiancò il principe in diversi titoli ma tenne testa anche a fuoriclasse del calibro di Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Renato Rascel e Franca Valeri diretto da registi come Bragaglia, Mattioli, Monicelli, Mastrocinque, Steno, Zampa, Lattuada: praticamente il meglio del commedia su pellicola tra gli anni ’50 e ’60.

Il grande pubblico lo apprezzò anche in tv (dalle grandi produzioni Rai dei primi decenni – da “Gian Burrasca” a “Scaramouche” – fino alle fiction e alle sit-com dagli anni ’90 – da “Io e la mamma” a “Don Matteo”).

 

Ma la vera casa di Enzo Garinei era il teatro e così, nonostante l’ubriacatura di notorietà del grande e del piccolo schermo, ricoprì, soprattutto al Sistina, ruoli che rimangono nell’albo d’oro dello spettacolo leggero di casa nostra: fu partner di Delia Scala in “Delia Scala show” con altri due caratteristi di razza come Toni Ucci e Carletto Sposito, fu l’imbranato ladro Folchetto di “Alleluja brava gente”, il mercante Usseim Ullà di “Accendiamo la lampada”, il sindaco Crispino (successe nel ruolo a Paolo Panelli) e poi Voce di Dio (in origine fu Renato Turi, poi Riccardo Garrone) in “Aggiungi un posto a tavola”. Per non contare le partecipazioni a tante commedie brillanti prodotte dal marchio G&G, da “Cielo mio marito!” a “Niente sesso, siamo inglesi”. Ma ci furono anche, nella prosa, parentesi “serie” con Visconti, Enriquez, Ronconi.

Alto, dinoccolato, aplomb quasi british, Enzo Garinei è stato, nel cinema, anche un doppiatore assai corteggiato e ha prestato la sua voce a molti attori americani e inglesi e a personaggi di fantasia dei cartoon: da Stan Laurel a Sherman Hemsley, il capofamiglia dei “Jefferson”, da “Asterix” a Spugna di “Peter Pan”. Ma ha affidato oltre che la voce anche il fisico (nonostante quello fosse più robusto) addirittura al fratello Pietro facendolo comparire in un quadro di “Delia Scala Show”. Era una bonaria parodia, naturalmente. Che fa comunque immaginare che i due adesso si rincontreranno e il fratello maggiore accoglierà Enzo, certo magari un po’ dispiaciuto, con il suo saluto di sempre: “Evviva!”.


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Settembre 2022, 15:40
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