Enrico Montesano al teatro Tirso di Roma: «Il mio monologo così scorretto»

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di Costanza Ignazzi

Niente satira rassicurante, niente battute poco compromettenti. Dopo aver reindossato i panni di Rugantino, del Marchese del Grillo e del Conte Tacchia, («ma non chiamateli Musical, la commedia musicale all'italiana è un'altra cosa», puntualizza) Enrico Montesano ha deciso di lanciarsi in un Monologo non autorizzato che sarà in scena al teatro Tirso de Molina di Roma dal 26 dicembre fino al 19 gennaio. Solo lui, il palco e il pubblico: un trittico che, per l'attore, sa molto di ritorno alle origini.

Una cornice molto intima. Ne sentiva il bisogno?
«Una volta a Broadway sono passato davanti a un teatro di 300 posti e c'era Al Pacino che recitava Shakespeare. In una dimensione piccola si ha la libertà di muoversi, come quando con Lando Fiorini ci esibivamo in un teatrino da 150 posti o quando facevo il Bagaglino, che non arrivava a 200. E' così che con gli spettatori scatta la scintilla».

Com'è nata l'idea del monologo?
«Ci pensavo da tempo, avevo perfino già lavorato al testo. E poi avevo bisogno di recitare, non riuscivo a stare fermo. Le commedie musicali sono fantastiche, ma si interagisce con il resto della compagnia, bisogna dare le battute, c'è poco spazio per l'improvvisazione. Così quando si è presentata l'occasione di fare un one man show l'ho presa al volo».

Non autorizzato in che senso?
«Sarà uno spettacolo politicamente scorretto: sono stanco di trattare sempre gli stessi temi. Le solite battute mi annoiano. E' come con i comici e le strade: i primi aumentano mentre le seconde sono sempre quelle e, ovviamente, si intasano».

Le sembra che sia cambiata la comicità in questi anni?
«Mentre negli anni 60 e 70 la satira doveva spingersi sempre oltre, negli ultimi tempi sembra che ci siano tante cose che non si possono dire. Oggi ci si autocensura, ma io sono un po' bastian contrario, mi piace lo sberleffo».

Il famoso politically correct?
«Per me il politicamente corretto è come la corazzata Potiomkin, una c... pazzesca (ride)».

Cosa dobbiamo aspettarci quindi?
«In scena ci saranno i pezzi forti come la Romantica Donna Inglese, Torquato il pensionato e la Zia Sally, che prima
riceveva lettere ma ora si è modernizzata e per i suoi strampalati consigli usa l'Ipad. Ma anche personaggi nuovi come un certo Fermo Blas, per gli amici Blas Femo».

Che ruolo avrà?
«Si batte per la libertà di parola, anzi, per liberare i termini che ormai non si possono più dire. Secondo lui non sono le parole a essere brutte e cattive, sono gli uomini ad attribuire loro una valenza negativa».

Una presa di posizione ben precisa.
«Dirò la mia su argomenti semi seri come, ad esempio, la sovranità monetaria. Propongo una moneta double face: da una parte 100 euro per quando si prende lo stipendio dall'altra 500 per spenderlo. Così avremmo risolto i nostri problemi».

Teatro Tirso de Molina, Via Tirso, 89. Dal 26 dicembre fino al 19 gennaio
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Dicembre 2019, 10:18
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