Giorgio Ferrara presenta il Festival di Spoleto: «Otto serate ad agosto con artisti italiani, il mio 2Mondi non rinuncia alla bellezza»

Giorgio Ferrara presenta il Festival di Spoleto: «Otto serate ad agosto con artisti italiani, il mio 2Mondi non rinuncia alla bellezza»

di Simona Antonucci
«Devo essere sincero, oggi provo sollievo. Tredici anni sono tanti. Sono stato fortunato a non cadere mai nella routine. Lascio un festival dei 2Mondi con una visibilità internazionale, i conti in ordine, un incasso da biglietteria di 800 mila euro e 100 mila spettatori. Eravamo partiti da lontano, da cinque, sei mila persone. Tanto lavoro di cui vado orgoglioso, ma ora, sì, sento un bel sollievo».
 
 


Giorgio Ferrara, attore, regista e direttore artistico, presenta il 63esimo Festival di Spoleto, l’ultima edizione con la sua firma: dall’anno prossimo, al suo posto, ci sarà Monique Veaute, presidente della Fondazione RomaEuropa, già amministratore delegato e direttore della Fondazione Pinault.

Otto serate straordinarie, dal 20 al 23 e dal 27 al 30 agosto, slittate di due mesi per l’emergenza sanitaria, tutte all’aperto, in Piazza Duomo e al Teatro Romano con l’Orfeo di Monteverdi (regia di Pier Luigi Pizzi); I Messaggeri (spettacolo concerto di Emma Dante); Arianna, Fedra, Didone (musiche di Silvia Colasanti, con Isabella Ferrari); un recital della pianista Beatrice Rana; Monica Bellucci, per la prima volta su un palcoscenico italiano (Lettere e memorie di Maria Callas); Le Creature di Prometeo-Le Creature di Capucci (balletto concerto a cura di Daniele Cipriani, con musiche di Beethoven e abiti di Capucci); La Sirena (lettura di Luca Zingaretti) e il concerto finale in piazza Duomo con Riccardo Muti e l’orchestra Cherubini.

«Abbiamo dovuto rivoluzionare tutta la programmazione, avremmo dovuto debuttare oggi, ma con questo cartellone che vanta interpreti italiano di assoluto rilievo, studiato per garantire sicurezza al pubblico e agli artisti, riusciamo a tornare alla bellezza».

Un consiglio al prossimo direttore? Un augurio?
«Un consiglio? Monique ha il giusto profilo internazionale, necessario per questo festival. Posso soltanto dirle che aprendo un dialogo con i teatri del mondo e i suoi nomi di prestigio, da Luca Ronconi a Robert Wilson, da Riccardo Muti a Daniele Gatti o Antonio Pappano, offrendo visibilità alle nostre eccellenze, da Emma Dante a Silvia Colasanti, e ai nuovi talenti come i giovani della Silvio D’Amico, mettendo sotto i riflettori la ricerca con la Fondazione Carla Fendi, aumentando con sponsor privati il budget pubblico di 3 milioni di euro, io mi sono trovato bene».

Come è nato il cartellone?
«Ho rinunciato a uno spettacolo di Neumeier con cento ballerini, a Castellucci, all’Orfeo nella rilettura di Berio con due bande, orchestre, ma ci siamo. In piazza Duomo posso ospitare forse anche 800 persone e 500 al Teatro Romano. Le altre sedi le abbiamo dovute scartare. Inauguriamo il 20 agosto con l’Orfeo di Monteverdi, allestimento in forma scenica creato da Pizzi che festeggia i suoi 90 anni. Utilizzerà la facciata del Caio Melisso, passerelle, prenderà possesso di tutto lo spazio».

Che cos’altro vedremo in piazza?
«L’ultimo atto della trilogia di Silvia Colasanti, il 22 agosto, con un coro femminile diretto da Roberto Abbado. Poi Le Creature di Prometeo, con musiche di Beethoven, le uniche nate per un balletto, e i costumi monumentali e architettonici di Capucci: il 28 agosto, un po’ sfilata, un po’ concerto. E il 30 agosto il concerto finale di Muti che torna per chiudere un ciclo. Anche il mio».

L’evento con Monica Bellucci?
«Sarà al Teatro Romano. Più passa il tempo e più diventa bella. E in scena indossa un abito appartenuto alla Callas, senza il bisogno di spostare neanche un bottone. A Spoleto, il 27 agosto, salirà su un palco per la prima volta. In Italia non era mai successo. Con lei scopriremo il lato più intimo della cantante divina. Prima di lei, il 21, Emma Dante che con i suoi Messaggeri crea un ponte immaginario tra i narratori di eventi della tragedia greca e i notiziari nei giorni del Covid. Il 23, Beatrice Rana con Chopin, Albéniz e Ravel. E il 29, Luca Zingaretti con la sua Sirena, dal racconto Lighea di Tomasi di Lampedusa».

Chiuso il sipario, che progetti ha?
«La principale preoccupazione è riuscire a scamparla.
Tutti. Poi, certo, vorrei continuare a fare il mio lavoro, di regista, direttore artistico. E attore. Se trovo un Luca Ronconi che mi dirige». 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Giugno 2020, 13:22
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