Arturo Brachetti si racconta a Leggo: «Sono l'uomo dei record e mi nutro delle emozioni altrui»

Arturo Brachetti si racconta a Leggo: «Sono l'uomo dei record e mi nutro delle emozioni altrui»

di Ida Di Grazia
A quarant'anni dal suo debutto parigino Arturo Brachetti si racconta a Leggo. Il trasformista dei record sarà  in scena sabato 31 agosto, alle ore 21.30 nella Grande Arena estiva al Castello di Santa Severa per la rassegna Sere d’estate, organizzata dalla Regione Lazio e realizzata da LAZIOcrea in collaborazione con il Comune di Santa Marinella e Coopculture. 



Quello di sabato è un spettacolo molto particolare. Quasi un non spettacolo. Ci aiuta a capire?
«È un’intervista con dei momenti di sorpresa, quindi la gente non si deve aspettare i cambiamenti di costume perché d’estate non le faccio perché morirei. L’ho sperimentato e ho detto mai più. E’ un’intervista con un canovaccio fisso, in quest’ora e mezza passo in rassegna tutta la mia vita artistica, da quando ho incontrato il parroco che faceva giochi di prestigio ad oggi, all’incontro con Macario e Paolo Poli. Racconterò la mia esperienza di italiano all’estero emigrante, di quando mi hanno fatto la statua di cera. E’ un dietro le quinte della mia vita, molto divertente, scanzonato e frizzante, è un po’ come se veniste a cena con me e vi raccontassi la mia storia».
 
Racconterà i suoi 40 anni di carriera, a dispetto del suo aspetto. Lei ha 61 anni ma non li dimostra affatto. Qual è il suo segreto?
«Effettivamente le donne spesso mi chiedono che crema uso, ma sabato spiegherò anche quello. Ma in realtà il segreto è nella genetica, mia madre è una forza della natura».
 
I suoi spettacoli entusiasmano sia bambini e gli adulti. Come si fa ad unire e far divertire contemporaneamente un pubblico così eterogeneo?
E’ molto difficile, lo ammetto, perché si basa essenzialmente su un viaggio di sorprese e meraviglie che ti fanno ricordare l’infanzia. Risvegliare il bimbo che c’è in ognuno di noi è la parte più difficile. Gli adulti che vengono a vedermi sono attenti per i primi dieci minuti perché vogliono scoprire come faccio a cambiarmi così velocemente, poi però succede che dicono «ma chi se ne frega, siamo saliti su questo treno di magia e lasciamoci trasportare». È un po’ come la storia di Babbo Natale. Anche se sei grande e conosci la verità, il senso di magia ti resta attaccato ed è una bella sensazione. Io solletico questo aspetto consolatorio e confortevole e spesso al termine dei miei spettacoli mi dicono grazie per avergli restituito due ore della loro infanzia. Questo per me è impagabile.
 
Ricordiamolo lei Brachetti è anche l’uomo dei record
«Sì (ride n.d.r.). Mi hanno iscritto al primo Guinness Book of Records per il cambiamento rapido che dura un secondo e mezzo, ma ora ne ho anche un altro come il trasformista più prolifico al mondo. Al di là che ho 450 costumi, in uno spettacolo faccio almeno 60–80 personaggi».
 
Il pubblico a cui si rivolge è molto giovane, come fa a spiegarli Macario, Fregoli, Tognazzi. Sanno chi sono?
«Io ho dei ragazzi illusionisti che non sanno chi è David Copperfield… che è vivo, quindi non mi stupisco. Il problema sono i social perché fa pensare che tutto ciò che non c’è su internet non esiste e se non c’è sui social non ha importanza. A questi giovani manca la fantasia, spesso i miei ragazzi mostrano dei video che vorrebbero replicare, ma io dico «l’hanno già fatto, inventati qualcosa di nuovo». Noi eravamo costretti a farlo. Saranno sempre di meno i ragazzi che avranno fantasia, però si può esercitare, quindi per me fino a sei – sette anni i bimbi non dovrebbero avere il cellulare»
 
C’è qualcosa che riesce ancora a stupirla?
«Raramente. Spesso vivo dello stupore altrui. Io a Torino ho una casa con una camera segreta, muri che si spostano, specchi che parlano. Quando faccio fare il giro della casa ai miei amici, anche gente famosa come Montesano o la Littizzetto, io vedo nei loro occhi tutta questa sorpresa e mi riempie di gioia. Ecco la mia casa è il mio spettacolo personale».

Cosa la emoziona invece?
«Le racconto un aneddoto. Un bambino è venuto al termine di uno dei miei spettacoli con il papà perchè voleva farmi una domanda. Ero certo che mi chiedesse - come fanno tutti - come riesco a cambiarmi così velocemente, ma invece mi ha chiesto: «ma adesso che torni a casa prendi il taxi o voli?» Questa cosa mi ha spiazzato, mi ha riempito la giornata di emozioni, io vivo per quello».
 
A Santa Severa la vedremo con Arturo racconta Brachetti, ma quando tornerà con il suo spettacolo “SOLO” in cui, ricordiamo, prendono vita oltre 50 personaggi?
«Ritorniamo a gennaio al Sistina di Roma , vi aspetto!»
 
 
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Agosto 2019, 16:46
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